“Presidente Emiliano, lasci stare Pinuccio Tatarella”

È un fiume in piena Fabrizio Tatarella (nipote di Pinuccio Tatarella), vicepresidente di quella Fondazione Tatarella ideata dal padre Salvatore nel 2012. E sul Corriere del Mezzogiorno precisa la netta differenza tra lo zio Pinuccio e l’attuale presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Scrive Fabrizio Tatarella, ricordando alcuni concetti cari al “ministro dell’armonia”: “Destra e sinistra sono alternative, rappresentano valori alternativi. Il centro non è un valore, è una zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistra: ospita passeggeri quando una delle due rive è debole, rimane senza passeggeri quando tutte e due le rive sono forti”.

Basterebbero queste parole di Pinuccio Tatarella, pubblicate in un suo celebre articolo su Destra politica, per ricordare al presidente Emiliano quanto in Tatarella fossero ben delineati e precisi i perimetri della politica intesa in senso alto e nobile, come contrapposizione di idee tra avversari – mai nemici – che si confrontano su tesi opposte per il bene comune.

Ma a Bari e in Puglia sono ore drammatiche, perché gli arresti continuano e, dopo l’arresto di una consigliera della maggioranza di Decaro, a doversi dimettere è stata la potente assessore della giunta Emiliano, Anita Maurodinoia, chiamata “lady preferenze”. Dimissioni rese necessarie dall’arresto del marito, quel Sandrino Cataldo che avrebbe gestito una rete clientelare. Erano gli stessi che dicevano al telefono “altro che Pinuccio Tatarella”, riferendosi alla capacità di procacciare consenso elettorale. L’allarme sulla possibile “reiterazione del reato” è contenuto nell’ordinanza del Gip che ha vidimato le richieste di custodia cautelare, nella quale si evince chiaramente che il sodalizio affaristico sarebbe stato pronto a condizionare le prossime elezioni amministrative a Bari. Questo è, quindi, uno scenario sconfortante anche per Fabrizio Tatarella, perché “zio Pinuccio era oltre e non avrebbe mai inglobato altro, senza remore, per mantenere il potere”.

Quel concetto, patrimonio della cultura tatarelliana di andare “oltre”, che si concretizzava anche con il dialogo, che diventava nuova visione politica con personalità che di destra non erano. Quella capacità di andare “oltre il polo” che non fu mai mercimonio elettorale né fu mai perdita di etica e morale, basi fondanti dell’autorevolezza e credibilità della politica. Sono giorni difficili, a Bari e in Puglia, mentre a completare lo scenario devastante è la riflessione dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, che durante un’intervista a Marco Formigli ha ricordato, attaccando Emiliano, che “a casa dei mafiosi o dei loro parenti non si va e non si affida nessuno. La mafia si fonda proprio sul controllo del territorio rispetto alle altre realtà criminali. Quindi ambisce ad un riconoscimento in tal senso”.

Analisi impietose, quelle di Fabrizio Tatarella e dell’onorevole Marco Minniti, quasi a voler ribadire la mancanza umana e politica dell’autorevolezza di Pinuccio Tatarella, quasi a voler definire il limite storico da quella esperienza politica e l’attuale scenario politico pugliese, in cui l’affarismo e il mercimonio elettorale hanno messo le mani sulla città e sulla regione.

Aggiornato il 09 aprile 2024 alle ore 08:46