Fisco, Meloni: “Chi è in difficoltà merita di essere aiutato”

Giorgia Meloni “incorona” Maurizio Leo al convegno sulla riforma fiscale alla Camera. Il viceministro dell’Economia è colui il quale ha seguito “a tempi di record” la riforma verso il “fisco amico che l’Italia aspettava da 50 anni”. Oltre al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il parterre è quello delle grandi occasioni. Sono presenti l’ad di Poste Matteo Del Fante, due plenipotenziari dell’era berlusconiana come Gianni Letta e Giulio Tremonti, l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini e l’ex ministra Paola Severino. E poi la prima linea della Guardia di Finanza, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, il resto del Mef e un paio di capigruppo di maggioranza. A eccezione del renziano Luigi Marattin, le opposizioni non sono presenti. Secondo la premier, la “scommessa è quella di uno Stato giusto” che “non merita di essere raggirato”. E certo, anche se “le tasse non sono bellissime, i soldi incassati vanno usati con responsabilità, evitando di sperperarle” sull’orizzonte breve del consenso elettorale.

L’occasione è un po’ tecnica, perché si tratta di presentare il prossimo passo per l’attuazione della delega fiscale, la messa in consultazione di qui al 13 maggio di 9 testi unici che avranno il compito di riordinare, semplificare, sfoltire le duplicazioni e rendere più facilmente fruibile l’enorme mole di norme tributarie che si sono stratificate negli anni. Un pallino di Ruffini che con l’Agenzia intanto ha riorganizzato per “settori omogenei” le norme che poi saranno oggetto, per due mesi, delle osservazioni e delle proposte di modifica di accademici, professionisti e contribuenti. C’è tutto, dalle imposte sui redditi all’Iva fino alle sanzioni e alle agevolazioni tributarie. Giorgetti parla di un andamento dell’economia “che non va in modo eccezionale, ma addirittura meglio di tanti partner europei e di questo dobbiamo essere fieri”. E poi promette un sistema nuovo: “La riforma fiscale – dice Giorgetti – sarà valutata non solo per quello che è scritto ma per gli effetti che avrà nel corso del tempo. I primi passi sono andati esattamente nella direzione del nostro obiettivo: andare incontro alle famiglie, restituire il potere d’acquisto – con il primo modulo della riforma dell’Irpef – e premiare le imprese, e più in generale un sistema fiscale che deve andare a premiare chi investe, chi rischia, chi lavora”.

Per Leo, “il buon proposito è di arrivare all’approvazione definitiva entro l’estate”. Un lavoro di razionalizzazione a costo zero, mentre per le parti della delega che ha bisogno di risorse servirà ancora tempo. Anche se l’obiettivo da centrare con la prossima Manovra, è quello di dare una mano al ceto medio, perché, ribadisce il viceministro di Fdi: “Chi guadagna 55mila euro non può essere considerato un super ricco ma oggi paga oltre il 50 per cento di tasse”.

Parte delle risorse necessarie potrebbe arrivare da quella Minimum global tax al 15 per cento che l’Italia ha introdotto ma che potrebbe essere depotenziata se, come paventa Giorgetti, dovesse “naufragare” l’altra parte del progetto internazionale per tassare le multinazionali, quella che prevede la riallocazione dei diritti di tassazione nei Paesi dove si generano profitti. Peraltro, ricorda il ministro, se una volta la base imponibile era “il sale”, oggi sono invece “i dati” e questo “è il traguardo ulteriore che affido a Maurizio Leo”. Di trovare una soluzione per tassare in modo adeguato “le nuove forme di ricchezza”. Secondo Leo, bisogna “cambiare registro” sull’accertamento, “non agire ex post, ma ex ante, con la logica del concordato preventivo biennale, così come sulle sanzioni che oggi sono da esproprio, per esempio in materia di Iva, e il contenzioso che è un moloch inespugnabile, visto che presso la Corte di Cassazione il 44 per cento di controversie civili è tributario, dobbiamo semplificare e far diminuire questo carico con la conciliazione, come ci chiede l’Europa che ci dà risorse per deflazionare”. Nel frattempo si proseguirà sul tracciato della delega che dà “risposte coraggiose e strutturali”, sottolinea Meloni. “Non penso e non dirò mai che le tasse sono bellissime” (la famosa e tanto criticata frase di Tommaso Padoa Schioppa all’epoca ministro dell’Economia), aggiunge, attirandosi le critiche di Elly Schlein (“la sanità pubblica, la scuola pubblica è bellissima” ma oggetto di “orrendi tagli”). Ma, ribadisce la premier respingendo le accuse di “condoni”, il messaggio “che vogliamo dare è semplice, non c’è spazio per chi vuole fare il furbo ma chi è onesto ed è in difficoltà merita di essere aiutato”.

Aggiornato il 14 marzo 2024 alle ore 16:54