Regionali in Abruzzo: l’exploit di Forza Italia

Chi vince festeggia, chi perde spiega. Anche se, passati i brindisi, qualcuno in Forza Italia – a microfoni spenti – ammette che quel 13 per cento (13,4 per l’esattezza) raggiunto al termine delle Regionali in Abruzzo – oltre due punti percentuali in più rispetto alle Politiche del 2022 – è qualcosa che va oltre le più rosee aspettative. Il centrodestra vince con il fedelissimo di Giorgia Meloni, Marco Marsilio, confermando così il successo del 2019. Ma l’ala azzurra esce dalla tornata elettorale con qualche certezza in più. Anche in ottica Europee. Certo, i big del partito – a cominciare dal segretario, il vicepremier Antonio Tajani – ribadiscono all’unisono che lavorano con gli altri e non contro gli altri (ogni riferimento alla Lega non è puramente casuale). Però, nelle segrete stanze, qualche sorriso sornione non sfugge agli osservatori più attenti.

I titoli del giorno dopo seguono il solito refrain. “Successo”, “un altro muro abbattuto”, “scritta una nuova pagina di storia”. Ma adesso è tempo di girare pagina. E in tal senso quella che viene definita Forza Italia 2.0 – ossia il cammino intrapreso nel dopo Silvio Berlusconi – inizia ad apparecchiare la tavola per una strategia ad ampio raggio. Che, tra le righe ma non troppo, viene illustrata dalla deputata Deborah Bergamini, vicesegretaria del partito, in un colloquio con il Corriere della Sera. Ossia, unire i puntini per dar vita a un contenitore, se si può usare questo termine, “agile”, “vitale”. In modo tale da coinvolgere quelle realtà del Paese che “fanno”, lasciando da parte le “esasperazioni ideologiche” e mettendo in cascina le “opportunità”.

In parole povere, tonificare e, perché no, mettere i muscoli all’area moderata, ritenuta una “componente essenziale” dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri. Già: il risultato abruzzese, per Forza Italia, inevitabilmente allarga il perimetro della coalizione. È ciò diventa un elemento di spinta. Soprattutto per intercettare – dal centrosinistra o dai delusi – il voto moderato.

Forse ne deve passare di acqua sotto i ponti per poter parlare, nuovamente, di Rivoluzione liberale. Ma, allo stesso tempo, Forza Italia si gode il momento. Tajani ne esalta la serietà, la credibilità, l’affidabilità “che aggrega e aggregherà”. E che cerca di intercettare quegli elettori che, al momento, si ritrovano smarriti, con pochi punti di riferimento. Di pari passo, si colloca l’obiettivo di superare il 10 per cento alle prossime Europee. Senza pensare troppo, nell’immediato, a riequilibrare i pesi all’interno della coalizione. Quello, semmai, sarà uno step successivo. Mentre intorno si respira quel “clima positivo” creato, come indicato dal portavoce forzista, Raffaele Nevi, dallo stesso Antonio Tajani. Mantenendo sempre, sullo sfondo, quanto ideato nel secolo scorso dal Cavaliere. Paolo Barelli, presidente dei deputati forzisti, ne è convinto: “Il centrodestra inventato da Berlusconi, ha trent’anni, è unito e ha una visione e una capacità di concentrarsi su un progetto e un programma comune: questo dà ai cittadini maggior serenità”. Insomma, non ci sono formule nuove. Ma occasioni da sfruttare.

Aggiornato il 11 marzo 2024 alle ore 15:01