L’Italia è pigra. Nonostante la pigrizia, è al centro di una serie di crisi e opportunità. La guerra russa è, probabilmente, il grilletto della maggior parte delle emergenze delle quali siamo protagonisti involontari. Vladimir Putin ha forse dato il via alla più temeraria conquista dell’epoca contemporanea. È altrettanto verosimile che abbia basato la propria strategia sulle strampalate idee di Donald Trump. Ancora oggi il candidato presidente dichiara allegramente a Ursula von der Leyen che, in caso di attacco all’Europa, gli Usa non interverranno.
Noi europei non abbiamo ancora digerito questo orientamento dei repubblicani statunitensi. Prima dell’attacco all’Ucraina bollavamo questa ipotesi come fantascienza. Io stesso, anni fa, guardavo con scetticismo un’attenta signora che mi spiegava, con chiarezza, i movimenti russi lungo le carovaniere africane. La sua sintesi fu: “Usano i migranti come arma e come fonte di finanziamento. Vogliono destabilizzare l’Europa”. Possibile crederle? Approfondii e aveva ragione lei. Anche a seguito di quella discussione, nacquero i quattro romanzi dal titolo Jihad di Art Mc Loud.
Oggi, oltre al tentativo di accerchiamento russo, registriamo la crisi bellica israeliana fomentata da Hamas, organizzazione terroristica intollerabile anche per i palestinesi, a sua volta sostenuta dall’Iran. Altri alleati iraniani, i ribelli Houthi, in realtà fondamentalisti islamici, con i missili degli ayatollah bloccano il traffico marittimo del Mar Rosso. Hezbollah, legata sempre agli iraniani, attacca Israele da nord, grazie agli stessi razzi forniti agli Houthi. Infine, abbiamo la Corea del Nord. Anche i nordcoreani esportano munizioni verso la Russia in cambio di tecnologia balistica. Kim Jong-un ne ha approfittato immediatamente per sperimentare i propri razzoni verso Giappone e Corea. Ha anche annunciato attenzioni verso la costa occidentale americana, in una riedizione stupefacente di 1941-Allarme a Hollywood, film con protagonista un ubriachissimo John Belushi.
Tutto è strettamente collegato alla Russia. Per Putin, soggetto che poco capisce di economia libera, mettere le mani sull’Europa è un affare enorme. Il dittatore, gran Maresciallo del terrorismo internazionale domiciliato al Cremlino, ritiene che se si impossesserà del Vecchio Continente, avrà sotto controllo la più grande economia del mondo. Lui guida un Paese con poca tecnologia, pochi tecnici e tanti desideri di dominio globale. Il poveretto non capisce che se dovesse mettere le mani sul Vecchio Continente, quello diventerebbe in pochi semestri uno scoglio improduttivo.
Quel che procura la nostra enorme e inconsapevole ricchezza (che dilapidiamo come tutti i ricchi dediti alla pigrizia) è proprio la libertà. Tolta quella, siamo una terra non troppo grande, con una densità di popolazione enorme, una capacità inventiva senza pari, ma sostanzialmente interdipendenti dal mondo. Senza libertà, la stessa idea di Europa, come è stata costruita negli ultimi ottant’anni, sparisce.
Aggiornato il 09 febbraio 2024 alle ore 10:00