Schlein e l’ombra dell’isolamento

Giocasse a pallone, sembrerebbe quel calciatore che – al momento di concludere a rete – cincischia la sfera. Elly Schlein, da nemmeno un anno segretaria del Partito democratico, non ha il senso del timing. E più scorrono veloci le lancette dell’orologio, più la sua posizione rischia di subire un isolamento. Sia da parte degli elettori, sia di quelli che dovrebbero sostenere la sua causa. Il fronte dem, secondo quanto si respira, prosegue a mugugnare. Un borbottìo che non ha pace: più passano i giorni, più diventa rumoroso.

Non è bastato un conclave (a Gubbio) a far primavera. Un appuntamento, questo, dove la segretaria Pd si presenta in ritardo. Il motivo? Era al cinema: “Sono andata a vedere un film stupendo, Kripton, che penso dovrebbero vedere tutti, a partire da chi al Governo sta tagliando la sanità pubblica, è un grido sulla salute mentale e sulle famiglie che non vedono una risposta immediata e adeguata”. Ma le sue, di risposte, invece, sui temi come la politica estera, la crisi in Medio Oriente, il fine vita? Tanto fumo. Ma senza arrosto. E la puzza di bruciato inizia a occupare le stanze della plancia. Mentre cattolici e liberal battono i pugni a ritmo quotidiano.

C’è poi la questione della sua possibile candidatura alle Europee. Sì, no, forse, quasi-quasi. Anche qui la sensazione è che il tempo perso giochi a sfavore di Schlein. Qualunque cosa possa decidere, tra oggi a un futuro “x” non troppo lontano, ormai ha il sapore della mossa sbagliata al momento sbagliato. Mentre già stanno balenando possibili soluzioni in corso d’opera per una sua successione. Il nome di Paolo Gentiloni rimbalza da tempo. E non serve nemmeno Sherlock Holmes: con gli indizi sul tavolo, ci vuole poco ad avere una prova. Così, scrutando l’orizzonte, la barca guidata da Elly Schlein prosegue senza rotta, disturbata dalle correnti di un Pd sulla crisi di nervi.

A settembre Lilli Gruber, a Otto e mezzo, intervistando la segretaria democrat, osserva: “Ha detto, parlando di Lampedusa, che è la dimostrazione del fallimento delle politiche di esternalizzazione del Governo. Ma chi la capisce se lei parla così?”. I mesi sono passati. E Schlein sembra tanto Paola Cortellesi quando, nel film Come un gatto in tangenziale, ripete “Me so capita io”. Il problema, però, sono gli altri. Che, ancora, attendono di capirci qualcosa.

Aggiornato il 23 gennaio 2024 alle ore 16:06