La riunione emiratina Cop28 sull’ambiente è finita da qualche giorno. L’intervento del Papa fa capire la confusione e la condizione della cultura contemporanea. La Cop è la Conferenza delle Parti, organismo mondiale che coinvolge quasi tutti i Paesi del mondo con l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti e gestire il superamento del consumo di combustibili fossili. Le agende 2030 e 2050 europee sono figlie di quelle Conferenze internazionali. Non il contrario. L’intervento del Papa spiega che la difesa dell’ambiente è importante e ha una relazione stretta con la fede. Il Santo Padre ha impalcato una decisa invettiva contro alcuni pilastri della contemporaneità: la produzione di ricchezza, gli Stati nazionali, lo sfruttamento dell’ambiente, la limitazione delle nascite, la crisi del multilateralismo. Ha poi sottolineato la necessità di non limitare la crescita economica dei Paesi meno ricchi, la necessità di favorire il multilateralismo, impedire la guerra in Israele, Palestina, Ucraina. Il Santo Padre propone anche di realizzare un programma in quattro campi: efficienza energetica; fonti rinnovabili; eliminazione dei combustibili fossili; educazione a stili di vita meno dipendenti dal consumo.
Cominciamo dai limiti alla produzione e l’aumento delle nascite. Come è possibile far stare insieme le due cose? Poiché il 50 per cento povero del Pianeta consuma appena il 10 per cento delle risorse mondiali, ci sarebbe spazio per la crescita senza maggiori impatti ambientali. Basta travasare risorse dal 10 per cento più ricco al 50 per cento più povero. Occorre una grande opera di redistribuzione del reddito. Come farla? Su base forzosa? Un super Stato mondiale dai tratti collettivisti potrebbe farlo. Ma l’idea è inapplicabile. Il punto è che l’eccesso di concentrazione di ricchezza è sicuramente un grave problema, ma non si risolve con la dittatura del proletariato. Senza prole, definibile come ceto salariato, spesso in difficoltà, non obbedisce alla pretesa dell’ineluttabilità dell’omonima rivoluzione. Karl Marx, come i fascismi del Novecento, faceva dipendere il fenomeno dell’accumulazione eccessiva di pochi dalla irrefrenabile tendenza dei capitalisti allo sfruttamento. Ma non è così. I capitalisti si fanno concorrenza tra loro. La concentrazione della ricchezza dipende dall’elemento più illiberale e cioè dai monopoli e dalle rigidità che impediscono l’accesso al libero mercato di tutti, possibili con leggi di protezione. Queste leggi sono un tentativo di stabilire la fine della storia per singoli prodotti o servizi: un assurdo odioso.
Il Pontefice parla anche di una perdita di interesse nella moltiplicazione delle voci internazionali. Il sistema competitivo è di per sé il vero alfiere del multilateralismo che piace al Papa. Vittorio Emanuele Parsi in una recente conferenza alla Scuola superiore dell’Università di Catania ha ricordato che l’Onu è figlia del multilateralismo liberale di Woodrow Wilson. Il multilateralismo è connaturato all’assetto liberale delle istituzioni mondiali. Che vanno difese. I nemici del multilateralismo sono i nemici della libertà. Questi sono i tifosi del monopolio delle intenzioni, l’imperio e la decisione univoca di un capo, che sia esso persona o partito. Ogni riferimento a Putin è evidente. Anche la umma o collettività musulmana può essere nemica della libertà se, come oggi è, viene identificata con un ente dotato di volontà sovraordinata agli individui. Ma è una perversione. Jihad è sforzo di far conoscere le parole del Profeta, non ammazzare chi non le conosce o non se ne fa convincere. Papa Francesco chiede anche di non impedire lo sviluppo dei Paesi poveri. Ma quei Paesi poveri chiedono di usare petrolio e carbone per potersi sviluppare. Le potenze economiche arabe si preparano ad agevolare l’uso di macchine con motori a benzina o gasolio, in Africa e Asia. La follia di questo tempo pretende batterie impossibili da riciclare per l’Occidente, e un ambiente malsano, inquinato e avvelenato per i poveri. Sembra che Papa Francesco litighi con l’idea di libertà, come molti, in questi tempi strani. La fede del Pontefice sembra dimenticare che dai trasporti all’alimentazione, dalle assicurazioni alle banche, dai trasporti alla gestione delle acque, i monopoli esistono e nessuno li combatte. Più edotti di questa realtà sono i gestori del fondo sovrano vaticano che però investono in quelle società perché considerate sicure. La mancanza di cultura economica e i riflessi condizionati fanno abbaiare contro il sole della libertà, senza considerare che oggi l’Occidente include gran parte dell’Oriente, come il Giappone, le Filippine e di nuovo, ora, l’India della via del Cotone. Quello stesso Occidente ha da tempo rinunciato agli antichi privilegi coloniali.
Il mondo liberale è il vero alleato del Pontefice, anche per difendere le comunità cristiane sotto attacco. Se fosse ascoltato l’intervento del Pontefice, la stessa strategia multilaterale della Conferenza delle Parti ne uscirebbe a pezzi. Fortunatamente, anche la Cop 28 è influenzata dal più grande afflato liberale del mondo che si chiama desiderio di pace. La pace consente commerci e affari che la guerra impedisce. Siamo noi a fare una preghiera: caro Papa Francesco, dia una mano al mondo, interrompa la follia della confusione retorica. Quella, a lungo andare, favorisce le guerre vere, quelle con i morti. Giustizia e libertà richiedono coerenza nelle idee e nelle regole. La coerenza è anche un fatto di fede. Fede nella persona libera. Che, certo, può anche scegliersi una religione diversa o nessuna. Ma Lei non si preoccupi: la Provvidenza troverà il modo di risolvere questo particolare che siamo certi stia a cuore a tutte e tre le religioni monoteiste, più le loro innumerevoli versioni. Poi, che molte delle sinistre istituzionali oggi difendano le versioni intolleranti di quelle religioni, resta un mistero buffo (cit.).
Aggiornato il 07 dicembre 2023 alle ore 10:55