Sgarbi: “Tra me e Sangiuliano i rapporti sono buoni”

Vittorio Sgarbi è ancora nell’occhio del ciclone. Dopo le rivelazioni sui suoi impegni extraministeriali retribuiti, il critico d’arte risponde al Corriere della Sera. “Perché dovrei dimettermi? Ho sempre fatto il mio dovere, non vedo da cosa dovrei dimettermi”. Il sottosegretario alla Cultura parla di un “corvo”, un collaboratore, entrato nel suo pc. Afferma di sapere di chi si tratta, “ma ora ci penseranno le forze dell’ordine a lui. È una persona che era sparita a lavoro”. Il ministro Gennaro Sangiuliano dichiara di avere inviato tutta la documentazione all’Antitrust. “Io stesso – spiega il sottosegretario – avevo già chiesto un parere all’Anac e non ci sono state obiezioni”. Le indagini sui presunti debiti con l’Agenzia delle Entrate non pagati, per un totale di circa 715mila euro. “Chiarirò anche questo. È tutto in regola”, assicura Sgarbi.

Giorgia Meloni intende approfondire le questioni che lo interessano anche se al momento non avrebbe preso decisioni. Ma Sangiuliano invece si è già mosso: ha preso carta e penna e scritto all’Antitrust per avere un parere sulla liceità dell’attività parallela svolta dal suo sottosegretario. Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. È il reato che la Procura di Roma, stando a quanto scrive Il Fatto Quotidiano, contesta a Sgarbi, per una vicenda che risale all’ottobre del 2020. “Secondo i pm nell’ottobre del 2020 Sgarbi partecipa ad una asta, ma il sottosegretario nega” e acquista un’opera di Vittorio Zecchin, sostiene il quotidiano. Aggiudicata per 148mila euro circa, l’opera però non sarebbe stata comprata dal sottosegretario, bensì dalla sua fidanzata. Il punto è che per la Procura di Roma il reale acquirente era Sgarbi. Ieri, in una lunga nota il sottosegretario accusa il quotidiano di riportare “integralmente le ricostruzioni diffamatorie e calunniose di una lettera anonima inviata a istituzioni e giornali attraverso la violazione fraudolenta di due account di posta elettronica in uso alla mia segreteria, rendendosi così complice delle falsità in essa contenute spacciandole per fatti, getta discredito sul mio operato e su quello dei miei collaboratori, con irreparabile pregiudizio sotto il profilo professionale e umano”.

Aggiornato il 26 ottobre 2023 alle ore 15:57