Il dibattito surreale sulla Legge di bilancio

Ad ascoltare la diretta su Radio radicale gli interventi dei senatori delle opposizioni sulla Legge di bilancio relativa al 2023 si rimane basiti.

Le argomentazioni addotte dalle minoranze rasentano il ridicolo soprattutto da parte dei rappresentanti di partiti – il Partito democratico e i Cinque Stelle – che hanno governato il Paese rispettivamente per quasi due legislature, il Pd, e per cinque anni gli ex grillini. Addebitano, “facce di tolla”, al nuovo esecutivo, che si è insediato da poco più di due mesi, quanto loro non sono riusciti a fare per il lungo periodo che hanno governato il Paese. Le loro dichiarazioni sono delle vere banalità.

La strategia comunicativa dei senatori del Pd è quella di ripetere enne volte lo stesso concetto opportunamente concordato. Gli slogan scelti sono: la Legge di stabilità è “iniqua”, inadeguata e colpisce i ceti più deboli della società. Non si è fatto nulla contro l’evasione fiscale. La realtà è che le poche risorse finanziarie disponibili sono state interamente destinate a coloro che hanno redditi più bassi. È stato ridotto il cuneo fiscale ai lavoratori con reddito entro i 25mila euro. Sono state aumentate le pensioni minime agli ultra settantacinquenni da 500 a 600 euro che corrisponde al 20 per cento in più. Una piccola boccata d’ossigeno.

Penalizzato, come sempre, il ceto medio. In particolare i contribuenti che dichiarano un reddito lordo superiore ai 35mila euro. È la soglia di reddito spartiacque tra chi deve godere di maggiori benefici e chi deve essere sempre escluso. L’altro argomento in auge è la sanità, ovviamente quella pubblica. “Il governo ha ridotto gli investimenti nella sanità”. In verità la spesa prevista per il 2023 si è incrementata di due miliardi di euro che copre gli incrementi di spesa per il caro energia. Nessuno ha però il coraggio di dire che nel periodo del Covid gli sprechi sui presidi sanitari sono stati enormi e sono sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti e delle procure. A nessuno viene in mente che anche nel comparto sanità si può procedere all’ottimizzazione della spesa senza pregiudicare i servizi. Non sempre ad aumenti di stanziamenti corrisponde un miglioramento dei servizi sanitari ai cittadini. Gli interventi dei “contini” sono veramente paradossali. Difendono l’indifendibile come “il reddito di poltronaggine” e il superbonus del 110 per cento. Il primo un disincentivo al lavoro e il secondo ha favorito solo i proprietari d’immobili che lo hanno utilizzato a scapito della fiscalità collettiva che ne ha pagato il costo. Il superbonus ha contributo all’aumento dei costi nell’edilizia e dell’inflazione per l’eccesso di una domanda dopata dal super incentivo. Gli effetti devastanti si manifesteranno quando decadranno definitivamente gli incentivi. Improvvisate imprese edili, nate come funghi grazie alla abnorme e costosissima provvidenza pubblica, dovranno necessariamente chiudere quando si dovranno misurare con un mercato non più dopato.

Infine, è stato esilarante l’intervento del neo senatore professor Carlo Cottarelli, meglio conosciuto come “mister spending review” il quale, come un qualsiasi navigato politico che non ha argomenti, afferma che si deve combattere l’evasione fiscale. Il professore, “profondo conoscitore degli sprechi nella spesa pubblica”, si è accodato alle opposizioni che all’unisono hanno chiesto più spesa e più debito.

È proprio vero, al peggio non c’è limite!

Aggiornato il 29 dicembre 2022 alle ore 13:07