Giustizia: ricordando Enzo Tortora in vista del referendum

Il 18 maggio del 1988 muore Enzo Tortora diventato, suo malgrado, il simbolo di tutte le vittime della giustizia.

La sua vicenda professionale è nota: Tortora infatti è stato conduttore e autore radiofonico e televisivo, ma anche attore, giornalista e politico. Nasce a Genova nel 1928, si laurea in giornalismo ed inizia la sua carriera con Paolo Villaggio in alcuni spettacoli. Viene assunto come conduttore radiofonico dalla Rai a soli 23 anni, per lo spettacolo “Campanile d’oro”; nel 1956 compare per la prima volta sullo schermo presentando “Primo Applauso” in coppia con Silvana Pampanini. Quella trasmissione segnerà la svolta definitiva per la sua carriera e Tortora diventa il protagonista di diverse trasmissioni di successo (tra cui “Telematch”, “Campanile sera”, “Il gambero”, “Portobello” e “La Domenica Sportiva”).

Il 17 giugno 1983 inizia la sua inesorabile discesa nell’inferno della malagiustizia: viene arrestato con l’accusa di associazione camorristica e traffico di droga per presunti legami con il clan di Raffaele Cutolo. Nonostante Tortora continui a professare sbigottito la propria innocenza definendo tutto il caso come “il più colossale errore” della storia giudiziaria italiana, rimarrà recluso per 7 mesi (sarà momentaneamente liberato nel gennaio 1984). Poi il 17 settembre 1985 viene condannato a dieci anni di carcere. Resterà agli arresti domiciliari avendo rinunciato all’immunità parlamentare, essendosi dimesso dal Parlamento europeo nel quale rappresentava il Partito Radicale.

La sua innocenza verrà riconosciuta e dimostrata con l’assoluzione definitiva della Corte d’appello di Napoli il 15 settembre 1986.

È bene ricordare che nel corso dell’iter giudiziario verrà smontato tutto l’impianto dell’accusa: dalle false testimonianza, ai falsi testimoni, fino alle perizie calligrafiche sbagliate.

La vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli, in una nota ha dichiarato: “A 34 anni dalla scomparsa di Enzo Tortora, suo malgrado celebre vittima della malagiustizia, nonostante i passi avanti degli ultimi mesi, c'è ancora tanto da fare per riformare un ordinamento come quello giudiziario che dovrebbe essere sinonimo di trasparenza, correttezza e terzietà. Solo così i cittadini potrebbero avere reale fiducia nella giustizia. I referendum che si svolgeranno a breve, a meno di un mese dall'anniversario della morte di Enzo Tortora, rappresentano un'occasione storica, la più grande degli ultimi anni, per riaffermare la necessità di una giustizia realmente giusta. Il dna autenticamente garantista di Forza Italia ci vede impegnati in prima linea per sostenere questa battaglia che mi auguro sarà sposata da tutte le forze che si definiscono liberali e, soprattutto, riformiste”.

Simona Viola, responsabile giustizia di Più Europa, si esprime più o meno sulla stessa linea: “Enzo Tortora è stato un 'eroe normale', un cittadino incappato nella giustizia ingiusta dei teoremi che ha scelto di fare della propria vicenda privata una questione politica. Con coraggio si è prima candidato e poi, eletto, ha rinunciato all'immunità parlamentare per dimostrare la propria totale e assoluta innocenza. Un esempio unico di impegno civile e politico. Ricordare Enzo significa accendere un faro sulla 'malagiustizia', non dimenticare e spronare le riforme necessarie, ancora mancanti, affinché il suo dramma non si ripeta”. 

Anche il senatore Pd Andrea Marcucci si unisce al coro tramite i social: “Enzo Tortora era un uomo perbene, un professionista affermato. 34 anni dopo la sua morte, pensiamo a lui, la sua vicenda umana fa sanguinare ancora il cuore per come venne stritolato da un'assurda macchina della giustizia, fatta di finti pentiti, di imperizia dei giudici e di difese corporative. Allora come oggi, la parola magica è: riforma della giustizia, da perseguire ovunque sia possibile, in Parlamento e nel Paese. Da liberale, amico dei radicali, ho l'orgoglio di pensare che la mia tradizione politica fu sempre con Enzo Tortora, soprattutto durante quei mesi terribili”.

Eppure, nonostante tante belle parole e molte buone intenzioni, a 34 anni di distanza dalla sua morte in Italia ancora ci sono più di 1000 casi l’anno di ingiusta detenzione.

Eppure, in vista del referendum sulla giustizia, i magistrati dell’Anm hanno scioperato per protesta.

Eppure, il segretario del Pd Enrico Letta, solo ieri (martedì 17 maggio) ha dichiarato: “Non è coi referendum che si fa una riforma complessiva”.

Però qualcosa va fatto. E la politica sono più di 30 anni che tergiversa. E allora sì: le riforme si possono fare anche con i referendum.

Aggiornato il 18 maggio 2022 alle ore 15:34