Covid, gli altri siamo noi

Maria Rita Gismondo, professione microbiologa, ama andare al nocciolo della questione. Questione, nella fattispecie, relativa allo stop della quarantena – dal primo marzo – per gli arrivi dai Paesi extra Unione europea. Il ministro della Sanità, Roberto Speranza, ha firmato la nuova ordinanza: per entrare sul territorio della Penisola basterà una delle condizioni del Green pass. Ovvero: certificato di vaccinazione, certificato di guarigione o test negativo.

Qui il punto di partenza del ragionamento di Gismondo, che – all’Adnkronos Salute – incalza: “È un Paese sicuramente anormale quello che fa entrare i cittadini extraeuropei con un Green pass base e li fa circolare, però impedisce ai propri abitanti, ai propri residenti, di andare a lavorare con lo stesso documento”. C’è da specificare una cosa: Maria Rita Gismondo vede di buon occhio il provvedimento, ma a suo avviso c’è un’anomalia. Ossia: “Ritengo positivo l’allentamento delle misure ai confini per i turisti extraeuropei che vogliono entrare in Italia e che ora potranno farlo con il Green pass base, quindi eventualmente anche con il tampone, se non vaccinati – spiega la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – ma se questa è una misura assolutamente ragionevole, e auspichiamo sia preludio di altre aperture, trovo assurdo allora che resistano alcuni paletti per i cittadini italiani”. In sintesi: il certificato base è sufficiente per gli stranieri per fare il loro ingresso in Italia, ma non per gli over 50 di casa nostra per presentarsi sul posto di lavoro.

Le raccomandazioni dall’Unione europea

Nel frattempo, i Paesi dell’Ue “dovrebbero revocare la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l’Unione per le persone vaccinate con un vaccino approvato dall’Ue o dall’Oms, a condizione che abbiano ricevuto l’ultima dose del ciclo di vaccinazione primario almeno 14 giorni e non più di 270 giorni prima dell’arrivo o abbiano ricevuto una dose di richiamo”. Così le raccomandazioni approvate dai ministeri per gli Affari europei: “Gli Stati membri dovrebbero inoltre revocare la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali per le persone che sono guarite dal Covid-19 entro i 180 giorni precedenti il viaggio”.

Obbligo vaccinale per gli over 50

Per quanto concerne l’obbligo vaccinale per gli over 50 l’Esecutivo, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha posto alla Camera la questione di fiducia sul decreto legge che pone l’accento sull’obbligo con i vincoli legati al Green pass. Il provvedimento, va specificato, è in prima lettura: dovrà essere esaminato anche dal Senato e approvato entro l’8 marzo. Chiamata per il voto in programma per domani. Dopo il voto di fiducia, la seduta proseguirà con l’esame degli ordini del giorno, per poi passare al voto finale sul provvedimento. “Durante il suo intervento – si legge sull’Adnkronos – il ministro è stato contestato da esponenti dell’opposizione che hanno tentato di occupare i banchi del Governo lanciando anche fascicoli. La seduta è stata sospesa ed è stata convocata la Conferenza dei capigruppo per decidere il prosieguo dei lavori”.

Green pass: così parlò Gelmini

Sullo stop al Green pass interviene pure Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. A “Non stop news”, su Rtl, afferma: “Queste decisioni è giusto prenderle a ridosso della scadenza e non 40 giorni prima, altrimenti avrebbero ragione quelli che pensano che ci sia una dittatura sanitaria. A oggi, noi la scelta del Green pass la difendiamo. Riteniamo che si debba mantenere ancora per un po’, ovviamente ci auguriamo che andando verso l’estate non ce ne sia più bisogno. È chiaro che procediamo con gradualità, queste scelte sono state importanti ma non vediamo l’ora tutti di abbandonare lo stato di emergenza e anche il Green pass. E poi: “Oggi siamo alle porte della probabile endemizzazione della malattia e, se i numeri continueranno a migliorare come sta accadendo, non c’è ragione per prorogare lo stato di emergenza. Io credo che ci siano le condizioni per poter auspicare che non venga prorogato lo stato di emergenza. La situazione del Paese è in miglioramento, dobbiamo essere consapevoli che ciò sta accadendo grazie alla scelta di responsabilità che hanno fatto la stragrande maggioranza degli italiani che ha scelto il vaccino e ha messo in sicurezza la propria salute e quella degli altri, oggi abbiamo il 90 per cento della popolazione over 12 che si è vaccinata mentre 37 milioni di italiani hanno avuto anche la terza dose”.

Figli della pandemia

Da segnalare che a due anni dall’inizio della pandemia, il Polo Zero-17 Fatebenefratelli, a Cernusco sul Naviglio, ha cominciato ad affrontare i disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza. Secondo i primi dati emersi, almeno il 30 per cento dei casi trattati è collegato al lockdown e alla Dad. Al momento, una trentina di minori sono in cura nel centro che opera in collaborazione con l’ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli di Erba. Fiorenza Ricciardi, responsabile del progetto, spiega: “I minori arrivano per iniziativa delle famiglie, consigliate dal pediatra o dall’insegnante e presentano tipologie molto diverse di necessità, che sono affrontate da un’équipe di specialisti, per essere poi indirizzati a quello più competente, dal neuropsichiatra al logopedista, per citarne solo due”. Non solo: “Il disturbo prevalente, al momento, è quello dell’apprendimento, che non significa semplicemente essere distratti o svogliati ma manifestare una sofferenza, come la difficoltà a comprendere i testi o seguire le lezioni, a fronte di una normale capacità cognitiva”. I ragazzi, a volte, mostrano ansia acuta, fobie, ritiro, disturbi del sonno o dell’alimentazione, che possono essere collegati al lockdown o alimentati dallo stile di vita imposto dalla pandemia.

Aggiornato il 23 febbraio 2022 alle ore 17:07