Covid, “tornare alla normalità”: appello delle Regioni

“Si sta andando in discesa. Speriamo che questo sia il trend consolidato”: così il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza Covid. Inoltre, sui vaccini, ha puntualizzato: “Siamo visti anche a livello internazionale come un punto di riferimento”.

La situazione in Italia

Il 31 marzo scade lo stato di emergenza. Gli attuali dati stanno mostrando che la pandemia sta retrocedendo. Le Regioni, a tal proposito, hanno avanzato la richiesta di procedimenti di normalizzazione e semplificazione. I Governatori, pertanto, sperano che venga presa una posizione unanime.

Le parole di Fedriga

Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli-Venezia Giulia, nel dettaglio della questione ha spiegato che è fondamentale “guardare al futuro e procedere rapidamente verso una normalizzazione della situazione, che consenta una ripresa più ordinata e il rilancio del nostro Paese”. Tra i punti in esame c’è quello di “superare definitivamente il sistema a colori delle zone di rischio, assieme all’esigenza che la sorveglianza sanitaria sia riservata ai soggetti sintomatici”. Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, al Tg 1 ha riferito: “C’è il tema di superare il sistema a colori, richiesta che arriva dalle Regioni. Credo che andremo verso questa direzione. Mantenere la zona rossa come zona di controllo e monitoraggio, ma togliere ogni restrizione in quella zona significa dare fiducia ai cittadini, quei 47 milioni che si sono vaccinati e a tutte le attività economiche”.

“Uscire da questa fase”

Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, ha puntualizzato allAdnKronos Salute che se la situazione epidemiologica “continuerà a essere questa, abbiamo avuto un inverno senza i contorni di una vera emergenza, almeno a livello ospedaliero, ed è arrivato il momento che si esca da questa fase. Abbiamo avuto 26 mesi continui in stato di emergenza, credo che si debba tornare alla normalità. Oggi il virus è endemico e dobbiamo imparare sempre di più a conviverci, questo significa anche non continuare a vivere nello stato di emergenza”. Inoltre, ha notato: “Per fare cose normali non bisogna dire che serve l’emergenza, il generale Figliuolo può rimanere a gestire la macchina organizzativa senza che ci sia lo stato di emergenza. Ci sono casi, ricoveri, ma il tutto in maniera molto diversa rispetto a un anno fa”.

Due anni di pandemia, l’evento allo Spallanzani

Nel frattempo Francesco Vaia, direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, su Facebook ha annunciato: “Il 29 gennaio del 2020 tutto è cambiato, in Italia e nel mondo. Allo Spallanzani arrivava la coppia di coniugi cinesi, qui curati e guariti. Un grande orgoglio nazionale. La buona medicina italiana al servizio della persona. Sabato prossimo, alle 12, alla fontana dello Spallanzani, luogo diventato icona della pandemia, incontreremo la stampa per ricordare quei momenti e per fare il punto della situazione sul Coronavirus. Saranno presenti autorità regionali e nazionali”.

Green pass: ipotesi estensione della durata per chi ha dose booster

L’idea che sta avanzando, infine, è che si vada verso l’estensione della durata del Green pass per chi ha effettuato tutto il ciclo vaccinale compresa la dose booster. Allo stesso tempo, va detto, ancora non è stata presa alcuna decisione: quest’ultima, con molta probabilità, sarà presa dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Depressione da Covid

Nel calderone, poi, è rimbalzata la notizia che l’incidenza della depressione e ansia tra gli adolescenti è raddoppiata rispetto al periodo prima della pandemia. Un disagio mentale che rischia di incidere sulla salute dei giovani. Di questo – e molto altro – si è parlato al congresso nazionale della Società italiana di Neuro-Psicofarmacologia. In sostanza, secondo i dati, oggi un adolescente su quattro, in Italia e nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione e uno su cinque segni di un disturbo d’ansia.

Inail: ogni contagiato Covid assente un mese

“I contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’Inail dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 dicembre sono 191.046 – ha riportato l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro – pari a un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e al 3,1 per cento del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. Rispetto ai 185.633 contagi del monitoraggio di fine novembre, i casi in più sono 5.413 (+2,9 per cento), di cui 4.490 riferiti a dicembre, 613 a novembre e 60 a ottobre scorsi, mentre gli altri 250 casi sono per il 62,4 per cento riferiti agli altri mesi del 2021 e il restante 37,6 per cento al 2020”. E in più: “Per la prima volta il report della Csa riporta anche il dato delle infezioni di origine professionale riconosciute e indennizzate dall’Inail dall’inizio della pandemia. Al 31 dicembre 2021, l’83 per cento di tutte le denunce è stato riconosciuto positivamente, generando nel 96 per cento dei casi un indennizzo. Per i decessi, invece, la percentuale di riconoscimento si attesta provvisoriamente al 63 per cento. Il 99 per cento degli indennizzi – è stato sottolineato – sono inabilità temporanee, con le menomazioni permanenti pari allo 0,7 per cento e le rendite a superstiti per casi mortali allo 0,3 per cento. L’inabilità temporanea riconosciuta per ogni tipo di indennizzo ha raggiunto complessivamente quasi quattro milioni di giornate, con un numero medio di giorni di assenza dal lavoro, compresi i tre di franchigia, pari a 30. L’assenza media dal posto di lavoro di un infortunato da Covid-19 è dunque di un mese”.

 

Aggiornato il 26 gennaio 2022 alle ore 16:12