Quirinale, ora Silvio Berlusconi ci crede

Silvio Berlusconi non era così attivo da tempo. Chi lo conosce bene sostiene di rivedere in lui lo “spirito fondativo del ‘94”. “L’Italia è il Paese che amo…”. La candidatura del Cavaliere rappresenta senz’altro un argine all’avanzata silenziosa di Mario Draghi. Eppure, il Pd, per bocca del suo segretario ha parlato chiaramente a Matteo Salvini: non siederà ad alcun tavolo di trattative sulla presidenza della Repubblica, finché non verrà sgombrato il campo dalla candidatura del leader di Forza Italia. Quel nome è ingombrante per Enrico Letta, alle prese con compagni di partito che pesano e contano nei gruppi parlamentari. E che osteggiano il suo disegno.

Eppure, Antonio Tajani, non ha dubbi: “Dalla quarta votazione possiamo farcela”, dice a Repubblica.

“C’è un folto gruppo di parlamentari, quelli del Misto, che non stanno in alcun partito e saranno decisivi”, dichiara. “Sono in contatto con i nostri parlamentari e dirigenti. Ne abbiamo un numero piuttosto consistente”, afferma. “Parleremo anche con Renzi”. Tajani considera “inaccettabile” il veto da parte di Pd e M5s. “Non è democratico dire: se c’è Berlusconi non mi siedo al tavolo. Noi siamo disposti a confrontarci con tutti, su tutti. Letta e Conte, no”. Il centrodestra “sarà coeso”, assicura il vicepresidente di Forza Italia. Di Meloni e Salvini “mi fido”, aggiunge. E sui guai giudiziari di Berlusconi commenta. “Quali guai? Tutte le vicende di Berlusconi sono finite con un’assoluzione. E sull’unica sentenza passata in giudicato c’è il faro della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sta esaminando il ricorso e certamente gli darà ragione”, aggiunge. “Il governo rischia se Draghi va al Colle”, sostiene l’azzurro. “Senza di lui l’esecutivo di unità dura lo spazio di un mattino”.

Ma una bocciatura alla candidatura di Berlusconi al Colle arriva da Goffredo Bettini, mentore politico di Nicola Zingaretti, e dirigente nazionale del Pd. In un editoriale pubblicato sul nuovo numero del settimanale The Post Internazionale - TPI, argomenta la propria contrarietà al Cavaliere. “Ormai – scrive Bettini – appare in campo per la destra la candidatura di Berlusconi. Non entro nel merito. Osservo solo che essa, per molteplici ragioni, non convince neppure tutte le forze politiche che dovrebbero sostenerla. Ma tant’è: il Cavaliere è testardo e i leader lo illudono. Penso, tuttavia, che essa non andrà a buon fine”.

Secondo Bettini, “si apriranno due strade. Una decisamente in mano ai partiti. Saranno in grado di concordare una figura di garanzia, ma nello stesso tempo percepibile come l’avvio di una fase di rigenerazione del sistema politico e di nuova vitalità delle forze politiche? Non mancano le figure autorevoli da una parte e dell’altra dello schieramento in grado di svolgere questa funzione. Certo ci vuole lungimiranza, generosità, uno slancio. Con l’intesa di arrivare fino alla fine della legislatura, portando a casa i risultati ancora non definitivamente acquisiti sulla pandemia, sullo sviluppo economico e sulle divaricazioni sociali e di ricchezza che sono cresciute; e tentando il varo di una legge elettorale che regoli meglio le alternative future”.

Se questo non accadrà, aggiunge, “significa semplicemente che lo stato di emergenza, che riguarda anche la debolezza del nostro sistema politico, è destinato a continuare. A quel punto, al contrario di quello che hanno scritto alcuni commentatori, la mia opinione, che ho già espresso, è che solo Draghi possa continuare a svolgere una funzione generale di garanzia. Anche come capo dello Stato. E nessuno si potrà lamentare delle tendenze tecnocratiche. La tecnocrazia (quando ha un profilo altissimo e democratico come nel caso di Draghi) è indispensabile per mandare avanti un Paese, se la politica latita. Siamo in un passaggio stretto. Per i partiti, forse, all’ultima chiamata”.

Aggiornato il 07 gennaio 2022 alle ore 18:15