Capitolo nono
Nostalgie romane e integrazione verso un nuovo domani
Il 15 dicembre 1962 andava in scena per la prima volta al Teatro Sistina la commedia musicale di Garinei e Giovannini, Rugantino, con musica di Armando Trovajoli. Mastro Titta, il boia, interpretato dall’indimenticabile Aldo Fabrizi, cantava che a Roma “Ce saranno quattro case… ma ce so duemila chiese!”. In realtà le chiese nella Diocesi di Roma sono oltre 300 con quattro basiliche papali e dodici chiese cattoliche di rito orientale. Ci sono anche 18 chiese per i circa 80mila ortodossi che vivono nella Capitale, altre 29 chiese frequentate dai circa 17mila protestanti (Metodisti, Valdesi, Battisti, Luterani), vari luoghi di culto dei Mormoni e dei Testimoni di Geova. Il mondo non cristiano ha spazi di preghiera e di meditazione. Sono presenti buddisti, induisti e altre filosofie religiose. Per quanto riguarda l’ebraismo, in Italia ci sono 21 comunità con 30mila iscritti e quasi la metà vivono a Roma. La loro presenza è già testimoniata a Ostia Antica si trovano i resti della più antica sinagoga d’Europa mentre tra le altre, che non superano la decina, il Tempio Maggiore nei pressi dell’isola Tiberina è stata costruita all’inizio del 1900. Ai Parioli invece c’è la più grande moschea d’Europa che ospita anche il Centro culturale islamico. I 60mila musulmani di Roma hanno a disposizione cinque moschee censite ufficialmente ma tutti sappiamo che a volte vengono adattati spazi diversi per la preghiera e quindi non è semplice indicarne un numero preciso. Esiste un Piano regolatore sociale di Roma Capitale con dati statistici e previsioni sull’andamento del numero e dell’età degli abitanti. In particolare, senza scendere troppo nel dettaglio, l’Ufficio statistica indica che gli stranieri iscritti all’Anagrafe al 31 dicembre 2020 sono 376.723. I Municipi con maggiore presenza sono il V con 42.120 e il VI con 44.623 mentre il minore è nel VIII con poco più di 14mila persone. Dall’Africa abbiamo 44.769 persone, dall’America Centrale 6.184, dall’America del Nord 2.709, dall’America del Sud 29.774, dall’Asia 130.048, dall’Europa Comunitaria 118.891, dall’Europa non comunitaria 43.851 e dall’Oceania 275.
I dati che abbiamo raccolto ci consentono intanto di chiarire e correggere l’idea che abbiamo dell’immigrazione a Roma. Il numero di persone provenienti dall’Africa sono quasi equivalenti a quelle dell’Europa non comunitaria. Questo spiega ad esempio la maggioranza di ortodossi rispetto ai musulmani. Inoltre, sappiamo dove vivono e dove principalmente si incontrano. Non è poco per creare un percorso di integrazione mirato. Guardate che è bellissimo vedere un negoziante turco nei pressi di Via Turati scambiare battute con il vicino cinese in un italiano discreto. Assistere a un concerto dell’Orchestra di Piazza Vittorio, che vanta musicisti di diverse etnie, dimostra che integrarsi è possibile e vantaggioso per la comunità. Nel tessuto cittadino si entra utilizzando la rete dei servizi non in quella dei social: avviene nel momento i cui siamo genitori che portano i figli a scuola, quando ci si rivolge al medico di base, quando si va a lavorare, quando ci si trova in fila al supermercato, quando si prende l’autobus, quando si va allo stadio, quando si fa rifornimento dal benzinaio. L’assistenzialismo crea sudditi, essere parte di una comunità produce identità sociale e crescita personale.
I nostri primi italo-americani erano un gruppo chiuso ma dopo Al Capone e Joe Petrosino, oggi parliamo di Fiorello La Guardia e di Nancy Pelosi, degli scienziati Robert Gallo e Franco Modigliani, di Quentin Tarantino e Nicolas Cage, di Madonna e Lady Gaga, di imprenditori come Lee Jacocca e Candido Jacuzzi che nel 1968 portò sul mercato la vasca da bagno più desiderata al mondo. Certo è che non possiamo chiedere loro di imparare e assimilare dialetto, tradizioni e quant’altro del nostro modo di vivere però abbiamo strumenti e capacità per lavorare contro la creazione di gruppi etnico-religiosi autoreferenziali. Il primo passo è pretendere che si conosca quanto regola la vita di ogni giorno e soprattutto la lingua del nostro Paese. Fortemente simbolico sarebbe che il nuovo Sindaco di Roma incontrasse i rappresentanti dei credenti romani nel tempio di tutte le religioni: il Pantheon. Beh, magari nel tardo pomeriggio con il permesso della Chiesa, che lo gestisce, e nella clemenza del tempo. Noi romani quel giorno faremo sicuramente del nostro meglio per agevolare l’evento con un altro brano tratto dalla commedia Rugantino: canteremo “Roma nun fa la stupida stasera!”.
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Aggiornato il 28 settembre 2021 alle ore 18:11