I politici vogliono essere le uniche star

È esilarante, se non fosse una situazione drammatica per un intero settore, vedere i politici sui palchi parlando a piazze piene di gente e pronti a farsi le foto con chiunque, mentre i cantanti, le vere star, sono costretti a rimandare da quasi due anni i loro concerti sold out. È chiaro ed evidente, ancora una volta, che in tutto questo ci sono decisioni politiche e non sanitarie a farla da padrone, ed è evidente che chi comanda riesce allegramente ad aggirare le regole e a fare un po’ quello che vuole. I politici si mettono in competizione con le star, con i rapper ascoltati dai giovanissimi, e riescono a riempire le piazze (spesso non dai giovanissimi, i quali da troppo tempo ormai sono senza rappresentanza). Salmo, il rapper che in estate ha fatto un concerto ad Olbia violando le regole è stato sommerso di critiche, soprattutto dai suoi colleghi, quelli che per non andare contro alle istituzioni politiche andrebbero anche contro ai loro interessi. Vedendo quello che sta accadendo ci sarebbe bisogno di una presa di posizione più netta da parte del mondo degli artisti, i quali in questa nuova era del virus sono stati completamente dimenticati.

Ci sarebbe bisogno, visto che sta ripartendo praticamente tutto, che gli idoli dei ragazzini facessero dei discorsi in grado di influenzare l’opinione pubblica, per far sì che essa pretenda un ritorno ai concerti e agli spettacoli in sicurezza ma in libertà. In altri Paesi d’Europa le discoteche sono state riaperte, e loro non adottano nemmeno la misura del Green pass. Qui invece un intero settore sembra dimenticato, e ai più non interessa molto ricominciare a suonare. Molti mantengono una politica filo-istituzionale per evitare di fare degli scivoloni ed essere presi di mira e considerati dei No vax o peggio. Quello che viene da chiedersi è: perché non consentire ai vaccinati e a coloro che hanno il green pass di accedere agli spettacoli dal vivo? O i nostri governanti non si fidano dell’efficacia del vaccino oppure dietro c’è un preciso piano politico sulla gestione degli eventi artistici del futuro. Potrebbero spacciarci per progresso dei live vissuti comodamente da casa magari con un visore, con gli artisti a cantare su un palco desolante con nessuno sotto a gridare veramente. Lo scenario appena proposto ha quasi del distopico, ma se vogliamo vivere i live come li vivevamo fino al 2019 dobbiamo muoverci e pretendere che in qualche modo ripartano.

Aggiornato il 28 settembre 2021 alle ore 12:06