Minniti: “È l’ora di una difesa comune europea”

Marco Minniti invoca un esercito unitario in ambito continentale. Per l’ex ministro dell’Interno è arrivato il momento di una Difesa comunitaria in Europa. Lo spunto deriva, naturalmente, dall’assenza politica dell’Unione europea nella decisione del ritiro dall’Afghanistan. “Un’autonoma capacità di difesa europea – scrive Minniti in un intervento su Repubblica – non solo non confligge con i solidi e tradizionali rapporti con gli Stati Uniti ma, anzi, può aprire una nuova fase di relazioni transatlantiche sempre più decisive”.

Secondo Minniti, “dopo la severissima lezione afghana il re è apparso, improvvisamente, nudo. In uno dei passaggi più delicati della recente storia dell’Occidente, a Kabul, mentre si effettuava una delle più imponenti operazioni di evacuazione di sempre, l’Europa, in quanto tale, non c’era. C’erano, in maniera encomiabile, singoli Stati membri. L’Italia in testa. Ma l’Europa no. Non ne aveva e non ha la capacità per farlo”. Per Minniti, “mai come adesso le ragioni per una scelta decisiva non mancano. Dalle fortissime turbolenze nel Mediterraneo e in Africa alla minaccia asimmetrica del terrorismo internazionale senza dimenticare il cyber e lo spazio. Non sfugge a nessuno, per esempio, che l’Afghanistan possa in tempi, anche, abbastanza rapidi tornare ad essere un Safe haven, un rifugio sicuro del terrorismo internazionale”. Si tratta di tenere insieme intelligence e capacità di proiezione. Sono due facce della stessa medaglia: la sicurezza dei cittadini europei.

A novembre, l’adozione dello Strategic Compass, della bussola strategica, può costituire la risposta. “La storia di questi trent’ anni – scrive Minniti – ci ricorda che siamo alla vigilia di decisioni cruciali. C’è bisogno di una fortissima volontà politica collettiva. Solitamente le elezioni imminenti producono un affievolimento della capacità decisionale. Tuttavia, la profondità della rottura afghana, il forte coinvolgimento emotivo di una parte importante dell’opinione pubblica europea può suggerire un approccio diverso. Vale per la Germania che voterà fra qualche settimana. Vale per la Francia che voterà l’anno prossimo. Due Paesi chiave. Il grande tema della sicurezza e del ruolo dell’Europa può diventare uno snodo cruciale delle campagne elettorali in questi Paesi. Il percorso partito in questi giorni può trovare compimento all’inizio del nuovo anno con il semestre francese di presidenza dell’Ue. Emmanuel Macron ha la forza di una leadership che va oltre il suo Paese. La sua relazione speciale con Mario Draghi, il suo rapporto storico con la Germania possono costituire una positiva congiuntura astrale e politica”.

Aggiornato il 06 settembre 2021 alle ore 13:17