La mossa del Cavaliere

Silvio Berlusconi torna a farsi sentire, accelera per riunire il centrodestra in un solo partito e su questo “sfida” gli alleati. Ma già nella serata di ieri è arrivato il secco no di Matteo Salvini che preferisce la federazione piuttosto che “mischiare partiti dalla sera alla mattina”, come ha dichiarato a “Stasera Italia” su Rete 4. Per il Cavaliere il modello è quello dei laburisti inglesi o i Repubblicani francesi, l’alleanza comprenderebbe il partito di Giorgia Meloni rimasto ostinatamente fuori del Governo Draghi, mentre escluderebbe gli esuli di Coraggio Italia guidati da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. È l’ex premier a rilanciare il progetto sulla scia del Popolo della Libertà che fu, partecipando a una riunione via Zoom del gruppo dei forzisti al Parlamento europeo. E da lì trapela “una forte spinta” maturata all’interno verso l’ipotesi del “partitone”, come fanno sapere poi fonti azzurre. I riscontri però non sono entusiasti. Anzi.

La Lega raccoglie ufficialmente la proposta, ma vira sull’unità (“noi lavoriamo per unire”, perché ora c’è “bisogno di unità, concretezza e passione”, è la nota secca del Carroccio), probabilmente per sviare. L’obiettivo resta la federazione dei gruppi parlamentari del centrodestra (al momento ristretta a Forza Italia e Lega), piuttosto che il partito unico. Non a caso il “Capitano” la cita di nuovo a Rete 4: “È una proposta che spero venga raccolta da tutti”, ribadendo che “nessuno sta parlando di partiti unici. Gli italiani non ci chiedono giochini politici, non penso che servano o interessino a nessuno”. In linea Fratelli d’Italia che ignora platealmente l’idea, a cui aveva già detto no nei giorni scorsi, e marcia spedita continuando la campagna acquisti. L’ultimo “bottino” è nella terra storica della Lega, quella Verona guidata da Flavio Tosi fino al 2017 e poi passata a Federico Sboarina – esordio come consigliere comunale di Alleanza nazionale e poi sindaco del centrodestra alle ultime elezioni amministrative – che ieri ha annunciato l’adesione a FdI in una conferenza stampa, con la Meloni accanto.

La mossa del Cavaliere spariglia comunque le carte nella coalizione. Da un lato puntando a un matrimonio che potrebbe rafforzare il fronte che si oppone a Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, alla luce anche degli ultimi sondaggi che premiano Fratelli d’Italia e vedono in leggera ascesa il partito di Berlusconi (ma con cifre ben al di sotto del 10 per cento). Dall’altro, però, affrontando rischi e ostilità, più o meno espliciti. I leghisti ad esempio temono di perdere la leadership avuta finora, in una fusione che potrebbe livellare gli alleati. In più sarebbero costretti ad avere accanto la “rivale” di consensi, alias Meloni. Emblematico il silenzio della leader di destra che, probabilmente forte del boom di consensi, si era già tirata fuori in nome delle “altre priorità che ha l’Italia oggi” e memore dell’esperienza del Pdl.

Oggi pomeriggio gli alleati si troveranno però di nuovo attorno allo stesso tavolo per un nuovo round sulle elezioni amministrative. Ultimi candidati che mancano all’appello sono quelli di Milano e Bologna e, specie sulla città lombarda, la Lega si gioca molto.

Aggiornato il 16 giugno 2021 alle ore 10:54