La tragedia di Zinga

Guardi Nicola Zingaretti e non puoi fare altro che commuoverti, perché è uno di quei soggetti che davvero non ne azzecca una. Quando il Partito Democratico da lui “diretto” è stato costretto a collaborare all’esperienza del Conte-bis, si è improvvisamente trasformato in un portatore d’acqua a favore delle nefandezze pentastellate, venerando il Giuseppi (Conte) nazionale come l’uomo nuovo del riformismo nazionale.

Lo Zinga (diminutivo per gli amici, in questa sede solo una questione di comodità) ha assistito passivamente sia all’operazione Responsabili”, sia alle dichiarazioni rilasciate dall’avvocato del popolo da dietro un banchetto, che il fido Rocco Casalino aveva piazzato proprio di fronte a Palazzo Chigi. In quell’occasione, è emerso anche il lato “federatore” dell’avvocato e l’applauso del povero Zinga non poteva mancare. Un cartello Movimento Cinque Stelle-Partito Democratico-Liberi e Uguali coordinato da Conte aveva evidentemente costituito la realizzazione di un sogno del Nostro.

All’improvviso la tragedia. Beppe Grillo e pochi altri vogliono affidare il malridotto M5S a Giuseppi e lui, almeno sembra, accetta l’ardua sfida: per Zinga l’ennesima tragedia, avvalorata dal fatto che i primi sondaggi danno un 6 per cento in più ai grillini se guidati da Giuseppi ed un contemporaneo -4 per cento al Pd. Un altro successo per il Governatore del Lazio che, sommato alla gaffe delle “quote rosa” non rispettate nella compagine Pd nel governo guidato da Mario Draghi (e lasciamo perdere i messaggi su Barbara D’Urso) stanno gradualmente trasformando il segretario nazionale del Pd in un caso quasi clinico.

Aggiornato il 03 marzo 2021 alle ore 10:21