Se io fossi il premier

Anch’io, da imprenditore e soprattutto da uomo sopravvissuto e rinato dopo aver contratto il Covid-19 in maniera grave, ho delle mie idee che vorrei suggerire al nuovo ottimo premier Mario Draghi. Uomo di grandi competenze e di amicizie importanti in tutto il mondo, specialmente quello finanziario, il presidente del Consiglio – idolatrato in questa fase politica, forse in maniera anche eccessiva a dimostrazione della pochezza di tutta la nostra classe politica – dovrebbe di primo acchito far capire, a livello italiano e mondiale, il concetto di crudeltà della natura e della società attuale, che sono all’apice della cattiveria umana la quale sta prevalendo sulla bontà, tanto che non sappiamo più chi siamo davvero. A fronte di ciò, istituirei il Giorno della memoria solo per ricordare quanto male sta facendo ed ha fatto questo virus. E, di più, penserei a un Monumento al morto ignoto di Covid-19.

Poi senz’altro Draghi dovrà misurare e osservare in prima persona, a prescindere da tutti i virologi, l’effettiva forza di trasmissione di questo virus e non potrà far altro che fermare l’Italia per un mese intero. Un lockdown mirato, eccezion fatta per quelle aziende che producono beni già programmati e con contratti stipulati per mantenere un Paese fermo per poi quantizzare e chiedere all’Europa – che non va sempre additata come capro espiatorio – un ristoro a fondo perduto da distribuire subito a tutti coloro che non hanno potuto lavorare.

Ma le azioni da intraprendere, in sede nazionale ed europea, sono:

a) garantire la regolare prosecuzione della campagna di vaccinazioni con l’obiettivo di somministrarle a tutti gli italiani. Sull’argomento Draghi ha la giusta autorevolezza per far comprendere alla Pfizer e alle altre case farmaceutiche che non si può scherzare con lui e con il nostro Paese, eliminando tutti i ricatti;

b) c’è da mettere in sicurezza tutta la viabilità italiana e il territorio, ad oggi trascurati, che entrerebbero a far parte del piano di sviluppo economico eliminando a qualunque costo attriti fra le varie Regioni e con le società di gestione;

c) far lavorare e finanziare tutte quelle società che hanno possibilità di sviluppo concreto e che si impegnino a creare nuova occupazione per riattivare le industrie che con il Covid non hanno potuto sviluppare i loro programmi. Importante sarebbe soprattutto sviluppare l’agricoltura, abbassare il carico fiscale alle imprese e a tutto il mondo del lavoro. E chiedere quindi ai sindacati di sostenere Draghi e gli operai, in armonia con le aziende;

d) sciogliere il nodo della burocrazia, soffocante e farraginosa, che grava sugli italiani e che si colloca tra la politica e l’imprenditoria: la sua eliminazione porterebbe benefici in termini di costi e di tempi. Attuare così il silenzio assenso e dare la sicurezza che su quella base si può muovere il consumatore che non deve essere colpito dall’amministrazione;

e) non trascurare l’esigenza di sviluppare la sanità, sia pubblica che privata, andando contro anche i molteplici interessi personali che ne hanno influenzato la crescita allontanando gli investimenti e, con questi, l’opportunità di creare dei punti di eccellenza lasciando il campo all’inefficienza di un sistema ormai in ginocchio. Sviluppare quindi aree estese di eccellenza per la cura dei cittadini del mondo;

f) istituire il Giorno della memoria per le vittime di Covid.

Tutto ciò per far emergere, alla fine, la questione dei poteri forti che stanno distruggendo l’umanità. Gruppi che spesso sono espressione dei potentati bancari, di massonerie finanziare o di altre élite che si identificano sempre più con l’establishment politico e che nel Covid hanno trovato una miniera d’oro. Chissà, forse questo potrebbe essere il momento buono per voltare pagina. Pensando magari a organizzare elezioni sane, ad armonizzare le Regioni ed i Comuni e far funzionare tutta la macchina statale. Alle altre migliaia di cose da fare e alle riforme ci penseremo dopo. Adesso prendiamo il Mes dall’Europa e realizziamo quanto sopra. Poi si vedrà. Dimenticavo: anche io sono stato un parlamentare europeo e conobbi Draghi quando era direttore generale del Tesoro, fu con me molto gentile. Avevo l’incarico dal Parlamento di preparare una relazione sulla moneta unica e ciò mi portò a farmi conoscere i governatori delle più grosse banche europee.

Aggiornato il 15 febbraio 2021 alle ore 11:46