L’ipocrisia del “Dibba”

Per Alessandro Di Battista, se il Movimento 5 Stelle continua su questa linea “diventerà un partito più come l’Udeur, buono forse più per la gestione di poltrone”.

“Penso che l’alleanza strutturale, così come la stanno chiamando, con il Partito Democratico sia per noi la morte nera. Se si sta andando verso una legge elettorale proporzionale, perché ogni giorno fare interviste noi e il Pd?”. Questo il “dibbapensiero” che giunge a rincarare la dose dopo lo sfogo sulla performance del Movimento alle Regionali. “La più grande sconfitta nella storia”, aveva dichiarato il 22 settembre criticando i risultati ottenuti durante la tornata elettorale.

Detto senza ipocrisia: ci fa piacere che Alessandro Di Battista picconi il morente ammasso di ossa Pentastar catalizzandone la dipartita. Gli saremmo grati però se ci risparmiasse la storiella del combattente idealista che si è tirato fuori dall’agone politico per paura di essere corrotto dal potere. La storia del “Rambo di Vigna Clara” che imbraccia il mitra e riprende a combattere per salvare la vita al suo partito, non sta veramente in piedi.

“Dibba” vorrebbe farci credere di accorgersi solo adesso che il M5s assomiglia molto all’Udeur di Clemente Mastella per ostinazione a conservare certe rendite di posizione all’interno del Palazzo. Ci spiace dover emendare le affermazioni di Alessandro Di Battista, ma noi non crediamo che il suo Movimento tenda ad assomigliare all’Udeur per il semplice motivo che nell’Udeur c’era gente come Angelo Picano, Clemente Mastella, Mauro Fabris, Paolo Cirino Pomicino, Nuccio Cusumano e altri. Tutti cavalli di razza con un bagaglio culturale e politico non paragonabile a quello dei grillini che al massimo assurgono a dignità di scappati di casa. Quelli dell’Udeur erano dei professionisti che venivano da lontano, mica erano Paola Taverna.

E dov’era il duro e puro “Dibba” quando mezza Pomigliano d’Arco e dintorni veniva piazzata nelle istituzioni solo perché, a vario titolo, conosceva Giggino Di Maio? E dov’era quando negli staff si faceva carne di porco di parenti e amici? E quando scoppiò la grana dei rimborsi mai restituiti? E ci volevano le Iene per scoprire una cosa facile facile? E quando i suoi amici da ministri e parlamentari collezionavano figure di melma? E quale differenza sostanziale ravvisa “Dibba” con gli altri partiti tradizionali? Oggi il Movimento Cinque Stelle è diventato la filippina del Partito Democratico, ma il nostro eroe già lo sapeva visto che minacciò di ritirarsi se solo l’alleanza fosse stata messa all’ordine del giorno.

“Dibba” non è migliore dei suoi amici, è solo più ipocrita: Di Maio e compagni volevano scardinare il sistema e invece nel sistema ci si sono accomodati molto presto non nascondendo di sentirsi a proprio agio nel ruolo. Di Battista ha solo atteso un giro ben sapendo che i suoi finti fratelli erano così sprovveduti da suicidarsi in una legislatura risparmiandogli anche la seccatura di doversi impegnare.

Di Battista ha solo sentito odore di sangue e ha pensato bene di avventarsi sulla preda e soggiogarla per molto tempo. Lo scopo è quello di utilizzarla dimostrando che è lui l’uomo nuovo mentre la vecchia guardia è una ciurma di crumiri che si sono lasciati lusingare dai poteri forti. A lui pieni poteri e ai crumiri le briciole in segno di magnanimità. Com’è umano lei…

 

Aggiornato il 05 ottobre 2020 alle ore 11:32