Va in scena il disgelo Grillo-Casaleggio

Oggi alle 18 si riunisce un’assemblea dei gruppi grillini. La vigilia è stata a dir poco avvelenata. Il reggente Vito Crimi porrà le prime pietre del percorso che porterà il M5s agli Stati generali. Un percorso di rifondazione e riorganizzazione in vista del quale, nei giorni scorsi, lontano da Roma, si sono incontrati anche Beppe Grillo e Davide Casaleggio, segnando plasticamente il disgelo tra il fondatore e il numero uno di Rousseau. Per il resto, però, il Movimento è un mare in tempesta, dove tra parlamentari, eurodeputati e eletti locali, ognuno vuole dire la sua. Un mare sul quale pende, minacciosa, l’ombra della scissione.

Parlare di correnti, in queste ore, sarebbe riduttivo. Di certo, la stella polare dei “governisti”, a cominciare da un Luigi Di Maio tornato pienamente in campo con il referendum, è un percorso di alleanze con il Pd sulla scia del “modello Pomigliano” e in vista delle Comunali. “Il modello alle amministrative ha funzionato, il M5S è nato per unire”; sottolinea il titolare della Farnesina tendendo la mano anche agli avversari interni: “abbiamo tanto da dare, serve il contributo di tutti”. La strada delle alleanze, in realtà, non appare né facile (c’è, ad esempio, subito lo scoglio della dicotomia tra Pd e Virginia Raggi da superare), né condiviso da tutti. Non è d’accordo, soprattutto, Alessandro Di Battista.

L’uomo delle piazze ha dalla sua centinaia di attivisti ma, in termini di parlamentari, i suoi fedelissimi sono pochini. Nessuno, tra i big del M5s, crede che l’ex deputato strapperà. E nessuno – o quasi – lo vorrebbe fuori dal Movimento. Ma al momento la mozione Di Battista viaggia in direzione contraria a quella di Di Maio, Paola Taverna, Roberto Fico, appoggiata invece dal gruppo dei ministri. Una mozione, quest’ultima, che punta dritto a un neo–direttorio a capo dei Cinque stelle.

In attesa di un possibile (ma al momento lontano) chiarimento tra Di Battista e Di Maio, ai vertici del Movimento si registra il nuovo endorsement di Grillo alla democrazia diretta e alla piattaforma Rousseau. “Tra Grillo e Casaleggio non c’è mai stato gelo”, spiega una fonte qualificata del Movimento. Ma è vero che, con Grillo dalla sua parte, Casaleggio, in teoria, potrebbe allontanarsi dall’asse con Di Battista emerso nelle ultime settimane. In questo mosaico si muove Crimi. Il capo politico, fra non molto, lascerà. Ha atteso le Regionali, come concordato con i big. Ma ora il pressing su di lui si è fatto asfissiante.

Gli Stati Generali li vogliono tutti. Il problema è il come. Crimi potrebbe decidere la prossima settimana, dopo aver consultato “big” nazionali e locali e dopo che, domani sera, emergerà l’orientamento dell’assemblea dei parlamentari. Un’assemblea infuocata dove la presenza dello stesso Crimi – ma anche quella della componente ministeriale – è in forse. La strada, stando al piano iniziale del capo politico, sarebbe quella di creare un “comitato” che organizzi gli Stati generali ma, in queste ore, neanche l’istituzione di quest’organismo è sicura. Anche perché nessuno dei big ha intenzione di farne parte. E, intanto, su Facebook, Ignazio Corrao lancia la proposta di un Congresso per gradi che parte il 10 ottobre dalle assemblee locali e termini, a fine mese, con gli Stati generali veri e propri.

Aggiornato il 24 settembre 2020 alle ore 13:38