Dopo le Regionali, Conte è senza pace

Non c’è pace per Giuseppe Conte. Le faide interne al M5s e le fibrillazioni nel Pd mettono in ansia il premier. Lo scampato pericolo per la mancata “spallata” non basta a garantire la tenuta del governo. “È la più grande sconfitta del M5s”. Queste erano state le dichiarazioni Alessandro Di Battista a commento delle Regionali, parlando di una “innegabile crisi identitaria” e della “fine di un sogno in cui in tanti hanno creduto”. Di Battista non aveva esultato nemmeno per la vittoria del “Sì” che porta al taglio dei parlamentari: “È un risultato bellissimo ma viene da chi il Movimento lo odia, questo eccesso di esultanza è fuorviante”.

La replica, tutta interna all’universo grillino, arriva dal presidente della Camera, Roberto Fico. “Quella di domenica – afferma – non è una sconfitta storica, è una sconfitta alla Regionali. C’era già stata in passato”. Fico invita anche ad evitare una “guerra per bande”. E il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, afferma che “il Movimento deve unire, il modello delle alleanze nelle amministrative ha funzionato”. Di Maio sottolinea che “il M5s ha tanto da dare al Paese e serve il contributo di tutti”. “Eravamo – prosegue – in coalizione a Faenza e a Caivano, e abbiamo vinto al primo turno. Così come siamo riusciti a centrare i ballottaggi, sempre in coalizione, a Matera, Andria, Ariano Irpino, Pomigliano, Giugliano e Manduria. Per questo voglio ringraziare ogni singolo attivista, elettore, consigliere, parlamentare, membro di governo che non si è fermato un attimo per riuscire a raggiungere questi obiettivi”.

Per Di Maio, “non sarà una rivoluzione, ma è sicuramente una strada. Una strada che può portarci di nuovo lontano. Un grosso in bocca al lupo a chi è stato eletto, a chi è arrivato al ballottaggio, a chi ha vinto al primo turno nelle ultime amministrative. A chi ha sostenuto il referendum sul taglio dei parlamentari. A chi ci ha creduto”.

Sulla stessa linea dell’ex capo politico del Movimento, anche Fico. “Dobbiamo parlarci di più – sostiene – organizzarci meglio e partire dai territori. Dobbiamo riuscire a fare assemblee, che possono essere anche permanenti, per trovare una nuova identità in un periodo difficile per il Paese. Ma intanto si va avanti con questo governo e con questa maggioranza”.

Nel fronte dem, il dissenso contro il segretario si è attenuato. Per Nicola Zingaretti, “sicuramente oggi il governo è più forte e anche per questo deve essere sempre più attivo nel mantenere gli impegni e le promesse che ha fatto al Paese”. Zingaretti, a margine di una iniziativa a Palidoro, nel Comune di Fiumicino, sostiene che “l’Italia ha diritto ad avere e ricostruire la speranza, stanno arrivando risorse Ue di straordinaria rilevanza come non mai nella storia degli ultimi decenni e questo in fretta dovrà diventare opportunità di lavoro, di crescita, fiducia e serenità. C’è tanta voglia di fare, tante idee. Ora dobbiamo concretizzarle per ridare alle persone il diritto a sperare per il futuro. Le condizioni ci stanno tutte”.

Stefano Bonaccini “firma” la tregua temporanea nel Pd e blinda il governo giallorosso. “Sul tagliando – afferma – non mi permetto di dire. Perché il tema se il Governo va rafforzato, se ci vuole un rimpasto. Non è mio compito né mi permetto di aggiungere niente. C’è un gruppo dirigente nazionale del Pd che valuterà cosa fare”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna, a L’aria che tira, su La7. Quanto a un cambio di agenda, “mi pare sia quello che ha detto Zingaretti. Cioè adesso mettiamo in fila le priorità. Io insisto, secondo me il tema del Mes va preso in considerazione anche alla luce di quello che sta esplodendo nel mondo”.

Aggiornato il 23 settembre 2020 alle ore 15:00