No, sempre No, solo No

Se dovessimo chiedere ancora oggi agli italiani in diritto di voto se sono d’accordo nel ridurre il numero dei parlamentari, la maggior parte risponderebbe “sì”. Perché negli italiani è radicata l’idea che il Parlamento sia occupato da una “casta” costosa, inefficace, sorda, collusa “sono tutti uguali” e – ahinoi – che ha mortificato il diritto al lavoro per sostituirlo con un sistema clientelare, basato sul fisco, i bonus, i mega prestiti e fondi europei, sfociati nelle varie “Mafia Capitale”. Ruberie, insomma. Basta solo considerare lo stipendio mensile di un parlamentare, oltre ai vari benefit e alle “non spese” poiché è tutto abbondantemente pagato. Il coperchio di questo sistema è stato sollevato nel 2007 dai giornalisti del Corriere Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nello scandaloso libro-inchiesta La casta. Da allora nessun cittadino collega più l’idea di “onorevole” a un rappresentante politico, come stabilito dall’articolo 49 della Costituzione. E sull’incalzare degli slogan di Beppe Grillo, che prometteva coi V-Day “i giorni della grande cacciata”, gli italiani sognano una rivoluzione. Da quanto ho descritto si capisce perché tantissimi sono d’accordo nel tagliare il numero dei parlamentari, visto che stipendi e resto non accennano a diminuire, che i prestiti lievitano e la leva fiscale diventa sempre più micidiale. È stato recentemente varato un codice della strada (iter bomba) che fioccherà multe a pioggia, con autovelox anche dentro le città, a cui sfuggiranno solo le biciclette contromano.

Voi capite l’assurdo e ciò che si sta per abbattere? Così che molti stanno pubblicando i “provvedimenti morsa” che si celano fra le righe. Diciamo la verità, alla fin fine la grande protesta dei cittadini non è solo sul fisco in quanto tale, ma sul sistema degli arretrati e proprio delle multe, che ha visto tanti costretti a vendersi case, saltare in aria e alcuni purtroppo anche a suicidarsi. Ho un’amica, che pur essendo assai benestante, ha perso la casa di proprietà portata via dalle banche ed ha ancora circa 100 mila euro di multe da pagare, tra divieti di sosta e divieti di velocità assurdi e impossibili da rispettare, causa soprattutto di incidenti mortali. Di fronte all’evoluzione pericolosa dei 5 Stelle, che da “partito contro” sono diventati il partito principale che sostiene il premier Giuseppe Conte e questa maggioranza, la riduzione del numero dei parlamentari potrebbe sembrare l’unica via per imprimere un cambiamento. E qui il No diventa gigantesco, come spiegato nel lavoro pubblicato da L’Opinione “Il taglio dei parlamentari. L’idea distorta della democrazia ridotta” da Alessandro Giovannini.

Chi si farebbe riparare la porta dal ladro? Intendo dire, come si può pensare che questa “compagine” possa mettere mano alla Costituzione nei punti nevralgici della partecipazione e della rappresentanza. Anche osservando i vari promotori del “sì” si intuisce il piano di Pd e 5 Stelle, ossia la realizzazione di una “casta” irraggiungibile, inafferabile e inamovibile, come già il governo giallo-rosso dimostra. Forse per i 5 Stelle sarà anche la soluzione per “il colpo di Stato”, visto che del referendum sono i promotori e i maggiori sostenitori, ma per tutti gli altri l’intento ufficiale è allinearsi alle altre democrazie, ma nei fatti l’obiettivo è andare spediti a soluzioni senza più dover tener conto di tutto il popolo, che semmai avrebbe bisogno di maggiori rappresentanze considerando i nuovi soggetti, tra cui giovani, stranieri, digitali, gay, lesbiche, gender e transgender. O queste categorie sono fuori legge.

Ma l’inganno esplode alla luce del sole quando ci si accorge di come il referendum sia stato articolato. Non intendo fare una lezione costituzionale, ma se “referendum” è la singola volontà di ogni cittadino in diritto di voto per una legge che sia voluta dal popolo, deve avere un “quorum”. Altrimenti che volontà è? Un quorum al 51 per cento stabilisce la maggioranza, ma questo referendum non ha nessun quorum! Se n’è accorta anche Maria Giovanna Maglie, che lo ha scritto grande e grosso. Cioè, comunque andrà, sarà “Sì”, per il ragionamento che ho fatto sopra. Allora veramente occorre un appello forte, chiaro e portentoso a ragionare, semplicemente a ragionare. Chi a questa compagine parlamentare farebbe mettere un chiodo? Semmai, prima si vedrà il risultato delle Regionali, poi delle Politiche e poi, come dice Giorgia Meloni, solo di fronte a un governo votato si può pensare alle riforme. Questo referendum è un inganno.

Aggiornato il 15 settembre 2020 alle ore 12:34