Le Regionali e le ripercussioni sul Governo: Salvini sbaglia

La sinistra e tutti i suoi supporter collaterali hanno trasformato Matteo Salvini nel nemico pubblico numero uno, e in questo senso il leader della Lega assomiglia molto al Silvio Berlusconi degli anni migliori, votato a più riprese dalla maggioranza degli italiani, ma continuamente demonizzato dagli eredi del Pci e da tutta la galassia radical chic. I due leader hanno in comune anche il fatto di essere bersagli di una certa giustizia politicizzata e militante. Per lor signori Salvini è sempre fuori posto, inopportuno, e sia quando si fa artefice di un’opposizione dura che nei momenti in cui prova a dialogare. Se consideriamo poi la propaganda circa il Salvini “disumano” che vuole fare morire i migranti in mare, il segretario del Carroccio diviene un personaggio meritevole di ogni tipo di odio. Quando l’avversario politico diventa un nemico da neutralizzare con qualsiasi mezzo, non bisogna sorprendersi se poi qualche invasato trasforma determinate teorie in pratica come è successo pochi giorni fa a Pontassieve dove una ragazza congolese ha aggredito fisicamente Salvini. E come capitò diversi anni fa a Berlusconi, colpito in viso da tale Massimo Tartaglia.

Per l’aggressione di cui è stato vittima Matteo Salvini non abbiamo né letto e né ascoltato dichiarazioni di solidarietà, soprattutto dalle principali figure istituzionali, a cominciare dal premier Giuseppe Conte, ma in compenso alcuni hanno pensato bene di attribuire colpe e responsabilità, (sic!), all’aggredito. In un clima siffatto il leader leghista deve sempre stare attento a non fornire nuovi argomenti ai suoi detrattori, perché, quando va bene e non c’è la promozione sfacciata dell’odio personale, c’è almeno il tentativo di dipingere colui che di fatto ha rifondato il partito di Alberto da Giussano, come un efficiente oppositore, bravo nell’acchiappare voti, ma sostanzialmente incapace ed addirittura timoroso di governare il Paese. Chi scrive ritiene a tal proposito che Salvini abbia sbagliato a dire, come ha fatto qualche giorno fa, che le vicine Regionali non avranno comunque un impatto sulla tenuta del governo Conte. Intanto, è meglio lasciare queste prese di posizione al premier Conte e a tutti i protagonisti di questa maggioranza posticcia, i quali non a caso già mettono le mani avanti in vista delle prossime Regionali e di un possibile successo del centrodestra, comportandosi, inclusi i sedicenti innovatori del M5s, esattamente come i politici d’antan. Poi, e soprattutto, escludendo a priori qualsiasi rischio per il governo, è possibile lasciare passare il messaggio dell’assenza di alternative e di un’opposizione che in fondo teme la caduta di Conte tanto quanto i giallorossi perché impreparata ad assumersi l’onere di condurre la nazione.

La paura di governare su cui tanto hanno cianciato Pd e M5s dopo lo stop salviniano all’esperienza gialloverde. Allora Matteo Salvini fece bene ad interrompere l’alleanza con i 5 Stelle perché non si va da nessuna parte con un partner di governo che dice sempre di no, ma ricordiamo la campagna ben orchestrata sulla presunta immaturità dell’ex ministro dell’Interno, e sarebbe opportuno non offrire a questo fuocherello nuova legna da ardere. Siamo tutti consapevoli dell’assenza di un obbligo tecnico e pratico alle dimissioni dell’intera compagine governativa nel caso di un successo elettorale del centrodestra alle Regionali, ma l’opposizione ha il dovere di invitare la maggioranza giallorossa a prendere atto che buona parte del Paese la pensa diversamente rispetto agli occupanti di Palazzo Chigi, e quindi a trarne le dovute conseguenze. L’opposizione non può esimersi da questo, indipendentemente dalla faccia di tolla dei giallorossi e dalla loro prevedibile volontà di resistere a tutti i costi e di ignorare anche le sconfitte elettorali.

Aggiornato il 11 settembre 2020 alle ore 14:21