Il risarcimento per Berlusconi è un Governo per l’Italia

Silvio Berlusconi prova a guidare la partita del futuro del Governo. Il Cavaliere, dopo lo scandalo delle intercettazioni giudiziarie trasmesse da Nicola Porro a “Quarta Repubblica”, in cui si configurerebbe “un golpe” nei confronti della sua condanna ad agosto del 2013 per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset, si preoccupa del quadro generale italiano di fronte alla più minacciosa delle crisi politica ed economica. Da Forza Italia chiedono una Commissione d’inchiesta e un giusto risarcimento, che potrebbe essere la nomina di senatore a vita, ma l’ex presidente del Consiglio guarda ancora più lontano e non esclude mosse straordinarie per affrontare la più seria delle questioni.

In un’intervista a la Repubblica, infatti, Berlusconi ha specificato che, qualora si dovessero creare i presupposti per la nascita di una maggioranza diversa – magari più efficiente e più rappresentativa della reale volontà degli italiani – “andrebbe verificata, naturalmente prima di tutto con i nostri alleati”.
No ad un Governo di unità nazionale, perché non si può governare con forze antitetiche come il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, ha spiegato il Cavaliere recependo i punti fermi di Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia e di Matteo Salvini per la Lega. Ma “ni” per un Governo con i due alleati per portare fuori il Paese dal tunnel buio in cui versa. E con questa mossa Berlusconi si qualifica il grande stratega, perché il “vero risarcimento” sarebbe fare in modo lecito e trasparente quello che l’attuale Governo ha fatto con un colpo di mano, dopo tutti i colpi di mano giudiziari che stanno emergendo scandalosamente. E cioè costruire maggioranze diverse con Giuseppe Conte, coi 5 Stelle e con il Pd per portare a compimento la legislatura come vuole il Sergio Mattarella, ma in spregio della democrazia e della volontà degli italiani. L’ipotesi di Berlusconi passa per il Parlamento e se dopo le Regionali si dovesse configurare un’ulteriore vittoria del centrodestra, questo passaggio potrebbe essere naturale e sacrosanto. Oltretutto, con un po’ di acume anziché poltronismo, al centrosinistra converrebbe andare alle elezioni dall’opposizione.

Se così non sarà, non resta che la via delle elezioni, che però se non saranno “anticipatissime” rischiano di protrarre a lungo lo scontro tra forze politiche in una sfinente e improduttiva “campagna elettorale” basata non sul dialogo per il Paese ma sul muro contro muro, devastante in questa fase. Quello che pretende una parte consistente e ragionevolmente “pura” della coalizione è di non scendere a compromessi con partiti per natura avversari dei principi e degli ideali del centrodestra. Non si possono fare i patti e le regole coi comunisti. Lo ha spiegato bene su “L’Opinione” Alfredo Mosca, che ha ricostruito la genesi culturale per cui sarebbe una trappola un governissimo coi nemici dei nuovi libretti rossi. E di fatti, per carità, chi ci pensa! Siamo talmente inorriditi e preoccupati dalle uscite pazzesche “antifa” di questa sinistra fluida e resiliente, che vanno dalle idiozie di mangiare gli involtini cinesi in pieno exploit virale alle statue dei grandi del secolo abbattute o imbrattate solo per demagogia, che non credo nessuno si auguri o ritenga possibile assecondare una di queste scemenze. Siamo arrivati al processo a Indro Montanelli alle sue pagine nere, grigie e splendenti quando sarebbe necessario prenderlo a modello e baluardo dell’informazione antisessista e gender, mentre Vittorio Feltri per segnalare il clima di censura e manipolazione è stato costretto a dimettersi dall’Ordine dei giornalisti. Giustamente, come ribatte Giorgia Meloni ferma al mandato popolare, non c’è altra via del voto. Sempre che gli italiani capiscano, perché la manipolazione è così abile e surrettizia che tanti si professano fluidi e malleabili alle idee finto progressiste, credendo di combattere i residui del fascismo e di far prevalere la libertà. E la questione di Indro Montanelli “razzista e pedofilo” è poco rassicurante visto che non scatta l’infamia come non scattò per Berlusconi ai tempi delle “olgettine” quando erano in corso i golpe giudiziari sinistri.

Gli ideali, la morale, i talenti. La crisi italiana riguarda questi temi, non solo i benefit, i bonus, le casse integrazioni e tutte le elemosine di governi che hanno elargito miserie e annullato l’occupazione a colpi di immigrati e di povertà crescenti. Ma il virus ha segnato un solco, perché gli italiani lo hanno urlato dai balconi e dai tetti che “nulla dovrà essere come prima”. E io aggiungo per tutti, destre e sinistre.

Fa bene Berlusconi a far sapere al Capo dello Stato che se si vuole portare rapidamente il Paese fuori da queste sabbie mobili ideologiche, stataliste, comuniste, golpiste e vergognose, c’è una sola via. Quella di trovare in Parlamento la maggioranza che già c’è nel Paese, evitando di perdere tempo e spendere soldi per consultazioni elettorali, rimandate a data stabilita. L’Italia e gli italiani non possono attendere.

 

Aggiornato il 03 luglio 2020 alle ore 17:20