In politica ci sono alcuni fatti imprescindibili per un principio di effettività. Uno di questi è la forma istituzionale dello Stato repubblicano, in forza della Costituzione vigente.
La storiografia, come ricerca scientifica, poi, ha libertà d’indagare finché vuole sulle modalità di svolgimento del referendum del 2 giugno del 1946, e può esprimere qualunque giudizio sulla loro rispondenza alle norme fissate dal Decreto luogotenenziale di Umberto di Savoia che lo indisse. Spetta a quella comunità scientifica valutare i risultati di ricerche sull’oggetto, in base alle risultanze documentali. Non è un argomento di discussione da parte di un movimento politico-culturale come Destra Liberale.
D’altra parte, chi scrive s’è sempre battuto per riconoscere piena cittadinanza e legittimità d’azione politica ai membri della Casa di Savoia, il cui ruolo nel Risorgimento d’Italia è anch’esso fatto storico indiscutibile: l’attuale Stato italiano è lo Stato unitario fondato nel 1861 come Regno d’Italia, anche se nel 1946 subì un cambiamento di forma istituzionale. Ciò venne riconosciuto dalla Suprema Corte di Cassazione quando pose fine ad una serie di cause e processi aventi ad oggetto l’esposizione del tricolore con lo stemma sabaudo. Statuì che quella resta la bandiera dello Stato, nella forma antecedente al 1946 e, quindi, legittimamente usabile.
Lo Statuto Albertino, la Costituzione vigente allora, disciplinò una Monarchia costituzionale trasmessa per via maschile nella discendenza del Re, e tale criterio è passato nella Costituzione vigente, nella parte ancora efficace della XIII disposizione transitoria e finale. In base a questa il Capo della Casa di Savoia è il Principe Reale Vittorio Emanuele, ed il suo successore il Principe di Piemonte e di Venezia Emanuele Filiberto. Un’associazione privata, l’Unione Monarchica Italiana sostiene, in base a suoi ragionamenti politici, opinione diversa. Dato la vigenza della Costituzione del 1947-48, la cosa non deve interessare la Destra Liberale, per cui il sottoscritto non ha nulla da eccepire alla partecipazione a Destra Liberale dell’avvocato Alessandro Sacchi. Tuttavia non può accodarsi all’Umi, l’associazione da lui presieduta. Per questo non è condivisibile che riunioni di organi di Destra Liberale si svolgano in quella sede e, per chiarirlo, non parteciperò alla riunione li convocata pel 5 giugno. In politica anche i luoghi hanno un senso.
Aggiornato il 29 maggio 2020 alle ore 10:56