Giuseppe Conte non esclude un rinvio del Mes. Il premier, intervistato dal Corriere della sera spiega che si sta “muovendo in una logica di pacchetto”, che significa che “il progetto comprende unione bancaria e monetaria: è giusto che l’Italia si esprima solo quando avrà una valutazione complessiva su dove si sta andando, io ancora non ho firmato nulla, tantomeno una cambiale in bianco. Già domani si entrerà nel vivo sul dossier dell’unione bancaria, io non ho nessuna intenzione di firmare in bianco”. Nessuna figuraccia per l’Italia: “Nemmeno per sogno, ci sono 19 Paesi che stanno scrivendo una riforma, c’è una sintesi nazionale da fare e poi una europea” e “non è un ricatto”, e “state sicuri che non ci faremo fregare”.

Conte è convinto di avere “evitato già tante insidie, io non ho abbracciato in Parlamento fideisticamente il Mes”, ma bisogna evitare “la fanfara propagandistica che fa salire lo spread”. Conte sostiene anche al Fatto Quotidiano e alla Stampa, e a proposito del post di Luigi Di Maio che rivendica per il M5s il ruolo di ago della bilancia, sottolinea che “la volontà del Movimento 5 stelle sarà assolutamente determinante”, ma “come presidente del Consiglio aggiungo che anche le altre forze politiche di maggioranza possono dire che senza i loro voti non si fa nulla”. Quanto alla sfida con Matteo Salvini, conclude: “Ho fatto trattative segrete? Ho firmato qualcosa? Ho tradito gli interessi italiani? No, e allora tutta la fanfara propagandistica di Salvini è stata sbugiardata”.

Ma il leader della Lega continua ad attaccare il premier accusandolo di “alto tradimento”. Intanto, Giulio Tremonti, come riportato dall’edizione odierna di Libero, sul Meccanismo europeo di stabilità si è fatto un’idea abbastanza chiara e drammatica. L’ex ministro dell’Economia ha bocciato fermamente il fondo salva-Stati: “È l’ultimo anello di una catena di errori ed orrori”. A destare sospetti è il capo del Mes, il tedesco Klaus Regling: “Mi ricorda quello che diceva Ciano di Ribbentrop: ha una forma del cranio che fa male all’Italia”. Perciò il responso italiano dovrebbe restare uno solo: “Dire no, e basta. Subito”.

Intanto, sul Messaggero viene ricostruito un retroscena relativo a Paolo Savona. L’ex titolare delle Politiche Comunitarie del primo governo Conte avrebbe inviato a tutti i ministri, ai commissari europei e ai vertici della Bce, un documento (“Una politica per un’Europa diversa”) nel quale analizzava tra le altre cose il funzionamento del Mes. Allora il giudizio non fu per niente positivo. “La proposta in discussione di creare un fondo europeo per gli interventi – risultava dal testo – comunque lo si chiami, oltre a disporre di risorse insufficienti, ha il duplice difetto di riproporre la parametrizzazione degli interventi, invece di valutare caso per caso secondo una visione politica comune”. In sostanza, Savona avrebbe segnalato da tempo i difetti del Mes riemersi in questi giorni.

Aggiornato il 04 dicembre 2019 alle ore 17:37