Ex Ilva: Di Maio attacca Renzi, oggi sit-in imprese dell’indotto al Mise

Nessuno può permettersi di ricattare delle persone su una scelta: vivere o lavorare”. Con queste parole Luigi Di Maio, ospite a Fuori dal coro, su Rete4, ha riacceso la polemica sulla scelta di AncelorMittal di lasciare l’ex Ilva. “Non possiamo – ha aggiunto – rimanere ostaggio di un’azienda. Mittal deve rispettare gli impegni presi. Lo Stato si farà rispettare”. Di Maio ha attaccato Matteo Renzi, sostenendo che l’emendamento per reintrodurre lo scudo penale presentato da Italia viva “sarebbe un enorme problema per la maggioranza”. E ha aggiunto: “Se cominciamo con gli sgambetti, Italia viva è quella che ha più da perdere”.

Intanto, la vertenza infinita dell’Ilva si sposta a Roma. Le aziende dell’indotto di ArcelorMittal Italia aderenti a Confindustria Taranto hanno tenuto un presidio davanti al ministero dello Sviluppo economico, assieme a una rappresentanza degli enti locali (Provincia e Comune di Taranto, sindaci della provincia). Una delegazione guidata dal presidente di Confindustria Antonio Marinaro ha incontrato nel pomeriggio il ministro Stefano Patuanelli, al quale ha consegnato un documento sulla vicenda ArcelorMittal. “Lo stesso documento – viene spiegato – sarà portato all’attenzione, nella stessa giornata, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte”.

La delegazione ha illustrato “la situazione di emergenza – sottolinea Confindustria Taranto – in cui le aziende si ritrovano dopo che ArcelorMittal Italia ha lasciato lo stabilimento, senza aver corrisposto alle stesse aziende fornitrici l’ammontare dei crediti maturati, pari a circa 50 milioni di euro: una situazione gravissima che sta già dando luogo al ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti delle stesse imprese. In alcuni casi si parla di licenziamenti. La platea dei dipendenti dell’indotto ex Ilva di Taranto ammonta a circa 6mila unità”.

Queste aziende hanno “già sacrificato 150 milioni di euro nel passaggio fra Ilva e Ilva in As, fra il 2014 e il 2015 (crediti confluiti nello stato passivo). In assenza di soluzioni, non saranno più in grado di garantire il pagamento degli stipendi ai loro dipendenti. Oggi pretendono delle risposte non più procrastinabili”. Ieri la ditta Gamit ha comunicato ai sindacati di non essere in grado questo mese di pagare i suoi 50 dipendenti. Un’altra azienda ha pagato il 90 per cento dello stipendio base senza precisare quando sarebbe stato erogato il saldo più le voci variabili, e altre imprese dell’indotto hanno annunciato la necessità di ricorrere alla cassa integrazione avendo i cantieri fermi.

Aggiornato il 14 novembre 2019 alle ore 16:32