L’ambientalismo di Zingaretti-Di Maio: tante parole, zero fatti

Il nuovo Governo giallo-rosso ha ottenuto la fiducia del Parlamento presentandosi al pubblico e alle camere con un programma ventinove punti che, in poco più di cinque paginette racchiudeva, una sorta di “libro dei sogni” a cui mancava solo scrivere di volere la pace nel mondo.

Vorrei soffermarmi in particolare sul “Green New Deal” evocato nel programma, che mi ha particolarmente colpito per la stridente ipocrisia fra le dichiarazioni di intenti scritte e quanto davvero i firmatari del patto di governo abbiano messo in atto negli ultimi sette anni. Quali azioni ha compiuto Zingaretti nella Regione Lazio o i grillini a livello nazionale per azionare questo Green New Deal? Per prima cosa è utile vedere il contenuto delle “corpose” quanto rivoluzionarie 11 righe di programma.

I giallorossi si propongono di effettuare un “radicale cambio di paradigma culturale che porti a inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale” (e scritta così ci piace), con più fonti rinnovabili, più economia circolare, “che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto”, con ovviamente lo stop a trivellazioni e ai termovalorizzatori.

La tutela degli animali (“rafforzare la normativa per tutelare gli animali, contrastando ogni forma di violenza e di maltrattamento nei loro confronti”) non è inserita nel Green New Deal, commettendo un errore abbastanza grave persino dal punto di vista culturale. Ma per fortuna è comunque presente, riportata stranamente nel punto di scuola e la sanità.

Tutto molto bello, peccato che si scontri indecorosamente con le politiche messe in campo dalla coppia Zingaretti e Di Maio, che non hanno niente a che vedere con il “nuovo ambientalismo” o il Green New Deal di cui tanto il paese avrebbe bisogno.

Sulle energie rinnovabili, che sulla carta piacciono a tutti, è sufficiente calarsi nella realtà dei territori per trovare da più di dieci anni i grillini, politici e semplici cittadini, costanti protagonisti di tutti i comitati del “No a tutto” (dove per “tutto” si intende indistintamente un parco eolico, una diga mini idroelettrica, un impianto a biomassa, o persino un parco fotovoltaico). Anche in Regione Lazio, nell’ambito dell’approvazione del Piano Territoriale, si è assistito a questo con i grillini che hanno presentato un emendamento ammazza fotovoltaico (bocciato) e Zingaretti che si accinge ad emanare la regolamentazione più restrittiva fra tutte le regioni. E andrebbe aggiunto che la posizione Italiana portata alla BEI (Banca Europea Investimenti) dal governo giallo-rosso insediato è stata orientata a il mantenimento dei finanziamenti a progetti a fonte fossile.

Pertanto le rinnovabili piacciono ai giallo-rossi, ma a chiacchere, e solo se sono realizzate all’estero.

Sui temi animalisti è sufficiente intervistare un qualsiasi volontario a Roma (se non schierato politicamente con i 5 Stelle) che vi racconterà il disastro sul tema delle botticelle (per anni promessa la loro cancellazione dalla Raggi ma ancora oggi siamo senza neanche una regolamentazione) e il disastro del canile di Muratella, dove fra le competenze comunali (gestione e canile) e quelle regionali (la ASL competente) sono sorte all’onore delle cronache notizie allarmanti. La tutela animale piace ai giallo-rossi, ma sempre a chiacchere, basta che se ne occupino i volontari e non gli si chieda alla politica di fare qualcosa.

Infine ultimo, ma non per importanza, il tema dell’economia circolare dei rifiuti. E’ fatto noto che per incrementale la raccolta differenziata e il riciclo occorre realizzare un adeguato sistema di impianti e che, per chiudere il ciclo dato che non è possibile riciclare il 100% dei rifiuti, occorrono piccole discariche di servizio e un numero ben dimensionato di termovalorizzatori.

A fronte di questo i nostri Zingaretti, Raggi, 5 Stelle cosa fanno nel Lazio? Nessuna pianificazione per la realizzazione di nuovi impianti, nessuna discarica di servizio, bocciate quasi tutte le proposte private, i grillini si danno sempre un bel da fare con i loro comitati del “No” non appena si propone un impianto e, ovviamente, nessun termovalorizzatore (questo anche ormai, nero su bianco, a livello nazionale).

E i rifiuti differenziati? Si mandano nelle altre regioni o si mandano all’estero, spendendo miliardi e riducendo Roma nella situazione che conosciamo dalle cronache. Pertanto la chiusura del ciclo dei rifiuti piace ai giallo-rossi, ma se chiusa in Austria, nel Nord Italia, all’estero, basta che non si faccia da noi.

Questo è ambientalismo o Green New Deal? No! Questo è solo un effetto Nimby (o “non lo voglio nel mio comune”) allargato a livello Regionale e presto, poveri noi, a livello nazionale.

Spero non sia così, spero che come folgorati sulla via di Damasco i bravi Zingaretti e Di Maio modifichino in un solo giorno la linea politica degli ultimi 7 o 10 anni. Ma a dire il vero ci credo poco. Al Paese serve altro, al paese serve un vero “nuovo ambientalismo”.

Aggiornato il 13 settembre 2019 alle ore 12:13