Il buon cittadino del nostro tempo è, almeno secondo lo stereotipo omologatore, colui che aggiorna le app del proprio telefonino in maniera fulminea, che si piega alla tracciabilità totale, che non espone simboli identitari e che reputa la società liquida il più bel mare in cui immergersi e, casomai, lavarsi di dosso storia, obblighi familiari ed abitudini tipiche della propria appartenenza di classe. All’uomo sorridente e senza idee viene affidata l’intermediazione popolare. E che si chiami Conte o marchese poco cambia. Gli ideali finiscono in soffitta, ed in nome del profitto, della crescita finanziaria. Consegue che le scelte politiche garantiscono insicurezza per lavoro e risparmi, riduzione della privacy per motivi fiscali, leggi che colpiscono patrimonializzazioni, e poi uno stato di continua ansia accompagna le nostre esistenze sempre più tristemente trascinate. È il “capitalismo fiscale di sorveglianza”, una sorta d’imperialismo finanziario che domina il mondo usando metodiche d’indagine degne della Germania democratica. Questa forma pervasiva e privatistica sottomette gli stati e, paradossalmente, li convince ad affidare alle banche la gestione del fisco, delle tasse.
Questa procedura, che esautora la politica nell’uso delle leve fiscali, permette a banche e grandi imprese di gestire la vita della base imponibile (i cittadini su cui si parametra il fisco) con metodiche lontane da democrazia, politica partecipata e spirito d’umanità. E che ci sia ormai un combinato disposto tra impresa globalista e “sistemi bancari”, emerge dall’ultima richiesta di Confindustria sull’incentivo della moneta elettronica. Secondo il Centro Studi di Confindustria, i metodi di pagamento digitale servirebbero a far emergere gettito fiscale. Perché questo avvenga, gli industriali vorrebbero modificare le abitudini di spesa dei consumatori finali. “Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti in Italia nella lotta all’evasione fiscale, che ha portato gradualmente all’emersione di gettito, anche grazie alla fatturazione elettronica, ma il Ministero dell’Economia stima ancora 107 miliardi di euro di evasione fiscale e contributiva”, afferma il professor Andrea Montanino del Centro studi di Confindustria, che propone al governo Conte bis d’inserire nella manovra ulteriori obblighi all’uso della moneta elettronica. Ma disincentivare il contante serve anche a favorire l’ulteriore chiusura dei piccoli esercizi a favore delle grandi strutture commerciali: la fattura elettronica ha in meno d’un anno portato a morte il 30% di artigiani e commercianti già con l’affanno, questo è un danno sociale per le città italiane. Se guardiamo nella vicina Austria ci rendiamo conto che non c’è la fatturazione elettronica, e non è obbligatoria nemmeno in Francia. Quindi il confindustriale Andrea Montanino asserisce che “il monte evasione è solo in parte attribuibile a grandi evasori”: come per dire che necessiterebbe fare tabula rasa dei piccoli esercizi.
Che il suggeritore di Confindustria sieda nell’Olimpo dei “poteri bancari europei”, gli stessi che usano far scrivere sotto dettatura le leggi di bilancio? È evidente, il suggeritore sedeva a Cernobbio (Forum Ambrosetti) pochi giorni fa, dove Confindustria e poteri bancari europei hanno brindato con Monti, Prodi, Clinton (Hillary) e Merkel. E’ stata la riunione europea del “capitalismo fiscale di sorveglianza”: il potere che lascia sfuggire solo alcune tribù eskimesi e gli insediamenti tribali aborigeni, ma già per i “contadini tribali nigeriani” è scattato il monitoraggio e trasferimento lungo le coste mediterranee.
Il “capitalismo fiscale di sorveglianza” non è invenzione del momento, a confortarne l’esistenza varie ricerche economico-finanziarie: esempio per tutti l’ultimo libro dell’economista Shoshana Zuboff “The age of surveillance capitalisme. The Fight For a Human Future at the New Frontier of Power” (Profile Books Ltd, 2019). “Il capitalismo di sorveglianza è il fondamento di un nuovo ordine economico. Le imprese del capitalismo di sorveglianza competono nella produzione di ‘prodotti di predizione’, scambiati in lucrosi nuovi mercati di ‘comportamenti futuri’. Le architetture digitali del capitalismo di sorveglianza - spiega Shoshana Zuboff a proposito dei Big Other - sono progettate per catturare e controllare il comportamento umano per un vantaggio competitivo in questi nuovi mercati, poiché la produzione di beni e servizi è subordinata a un nuovo "mezzo di modifica dei comportamenti", che favorisce i risultati del mercato privato, svincolato da ogni supervisione o controllo democratico”. Shoshana Zuboff insegna alla Harvard Business School, ed è stata individuata tra i nemici del “nuovo ordine economico mondiale” (l’organizzazione che ci fa vivere nella totale insicurezza).
Shoshana Zuboff spiega che: “il pericolo rappresentato dai giganti del web è molto maggiore di quanto generalmente si pensi. Intercettando i dati personali per modificare a loro insaputa il comportamento dei loro utenti, minacciano la democrazia stessa”. Gli imprenditori del “capitalismo di sorveglianza” si appropriano dei nostri dati personali, e contano di sostituirsi agli stati edificando il “capitalismo fiscale di sorveglianza”. E così archiviano in maniera indolore la democrazia, sostituendola con lo stato cibernetico-finanziario deputato a manipolare il nostro libero arbitrio. “Il capitalismo è entrato in una nuova era - spiega Shoshana Zuboff - per capirlo e combatterlo, dovremo indossare nuovi occhiali, perché i vecchi non operano più di fronte a un cambiamento così radicale e così veloce”. Una rivoluzione avvenuta in meno di venti anni, una situazione senza precedenti, che elide la storia umana recidendo ogni continuità col passato. Scopo? Edificare un sistema che, prescindendo da morale ed etica, pieghi le masse umane agli obiettivi cibernetico-finanziari del gestori del “capitalismo di sorveglianza”.
Per la paura del totalitarismo di stato, l’umanità non ha visto arrivare le aziende con nomi fantasiosi e guidate da giovani geni: ci hanno offerto gratuitamente Facebook e vari social, quindi di pagare ed usare solo moneta elettronica. Ora scopriamo che i giovani geni avevano ricevuto l’avallo del “nuovo ordine mondiale” e dei “poteri bancari”, come degli ingegneri finanziari a fianco della Clinton. “Come siamo arrivati a questo stadio di oscuramento del sogno digitale, a soli trent’anni dalla nascita di Internet?” si domanda Shoshana Zuboff. Di fatto il capitalismo è uscito dalle fabbriche e dagli uffici per inondare ogni angolo della società. “Gli imprenditori della sorveglianza si sono impossessati di noi solo perché viviamo, non per il nostro lavoro” spiega Zuboff. Al posto della nostra forza lavoro, cara al capitalismo industriale, il capitalismo di sorveglianza si nutre di ogni aspetto, di ogni esperienza umana, e ci porta a firmare il patto faustiano del XXIesimo secolo: “È quasi impossibile sfuggire al capitalismo di sorveglianza - spiega la Zuboff - nonostante il fatto che ciò che dobbiamo restituire distruggerà la vita come la conosciamo. Si consideri che Internet è diventato essenziale per la vita sociale, che ora è saturo di commercio e che il commercio è soggetto al capitalismo di sorveglianza”.
E qui s’innesta la fiscalità, perché i nostri sentimenti servano anche a generare profitto. Così i gestori dei “social” amministrano le nostre relazioni amichevoli e affettuose, il nostro voto o il contenuto del nostro frigorifero, del nostro guardaroba o della nostra biblioteca. La perdita di sovranità sulle nostre vite è l’obiettivo cardine del “capitalismo fiscale di sorveglianza”. Il nuovo ordine è nato con Google, che per il capitalismo di sorveglianza rappresenta ciò che Ford e General Motors sono stati per il capitalismo industriale. Oggi i servi del “capitalismo di sorveglianza” si occupano d’implementare gli anatocismi fiscali: ecco che Confindustria o la Commissione Ue lavorano ad imporre signoraggio in ogni nostro spazio vitale. Corre voce che a Bruxelles stiano già progettando una fattispecie di reato per l’individuo che si “sottrae alla tracciatura”. Confindustria e Vaticano pare la pensino alla stessa maniera e Giuseppe Conte tenterà d’accontentarli… in nome del signoraggio e dell’8 per mille. Intanto l’associazione segreta della Clinton (quel Black Hole derivato dal fondo Black Rock) si riunisce periodicamente per decidere quale democrazia azzoppare, e con i tristemente noti eserciti di J. P. Morgan e Goldman Sachs. Siamo passati dal cappello in mano di scuola prodiana alle chiappe al vento nell’era del Viceré Giuseppe (un Conte che forse ambisce al principato ma non di più).
Aggiornato il 13 settembre 2019 alle ore 16:13