Il cinismo di un pacato cantastorie

Con un lunghissimo discorso a base di balle spaziali, Giuseppe Conte ha ottenuto la scontata fiducia alla Camera dei deputati. Egli ha esplicitamente voluto inaugurare una nuova stagione di pacatezza, citando il compianto Giuseppe Saragat con il suo famoso “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”.

Tuttavia, il tentativo del premier di rimarcare un cambiamento dei toni rispetto alla stagione giallo-verde è miseramente naufragato in un mare magnum di promesse del tutto campate per aria. Sotto questo profilo, ci si può anche atteggiare a campione della moderazione verbale, ma quando si arriva a promettere tutto a tutti, evitando di spiegare al popolo le disastrose condizioni della finanza pubblica, si diventa automaticamente un estremista dell’inganno. Un giochino che l’avvocato di Volturara Appula deve aver rapidamente appreso dai cantastorie del Movimento 5 Stelle e che, ascoltando l’indigesto elenco di buone intenzioni pronunciato alla Camera, sembra aver ulteriormente perfezionato.

Da questo punto di vista, possiamo definire particolarmente irresponsabile la moderata esposizione di buone intenzioni con le quali Conte vorrebbe costruire la sua personale Bengodi. Cinica e irresponsabile in quanto scientemente orientata a illudere un Paese di per sé già molto confuso in merito ad una inverosimile promessa di ulteriori “pasti gratis” da distribuire.

In estrema sintesi, il nostro ha riprodotto su una scala ben più grande la tendenza in atto da molti anni nella nostra fallimentare sfera politica, promettendo più spesa per tutti e per ogni evenienza, meno tasse abbassando il debito pubblico e nuovi interventi a mitraglia per creare una società giusta e funzionale, con più opere pubbliche e più lavoro al fine di creare un’Italia più verde e più smart.

Ora, se in passato gli uomini pubblici con un minimo senso della responsabilità ritenevano che la politica fosse essenzialmente l’arte del possibile, con la stagione di Conte abbiamo definitivamente sdoganato le bubbole integrali al potere, con un allarmante scollamento tra la realtà e le parole, quest’ultime retrocesse al rango di pure chiacchiere al vento.

Governare un Paese complicato e problematico come il nostro è cosa assai ardua e ricominciare a farlo raddoppiando la dose di irrealizzabili buone intenzioni non può che condurci ancor più rapidamente verso l’inferno del sottosviluppo economico, morale e civile.

Aggiornato il 10 settembre 2019 alle ore 11:16