Non violenti o provocatori?

Piccola premessa d’obbligo: la violenza va sempre condannata in ogni sua forma perché il rispetto verso la dignità delle persone non va mai messo in discussione così come la libertà di manifestare pacificamente il proprio dissenso. Coloro che usano violenza vanno condannati senza indugi.

Chi, dopo aver letto questo pezzo, vorrà imbastire pistolotti morali, si consideri sin da ora mandato sonoramente a stendere e per giunta in maniera poco gentile.

Ma veniamo ai fatti: un ragazzotto si presenta a Cremona a un comizio della Lega esponendo una sciarpa con su scritto “ama il prossimo tuo” in totale continuità con la campagna mediatica imbastita contro quel fascista di Matteo Salvini e contro la politica dei porti chiusi agli immigrati. Il ragazzo in questione rimedia qualche schiaffo e viene accompagnato fuori dal comizio riuscendo a sortire l’effetto sperato visto che un secondo dopo si scatena l’inferno: una santabarbara di polemiche per il gesto violento che dovrebbe scuotere le coscienze e preoccupare per la deriva fascistoide e illiberale da cui sarebbe affetto questo Paese e per il clima d’odio che il Ministro dell’Interno starebbe fomentando. 

Ci sarebbe da derubricare il tutto a pastura per pesci, a mota similboldriniana se non fosse che alcune considerazioni sono davvero necessarie. Cosa si aspettano coloro che espongono lenzuoli provocatori nel bel mezzo dei comizi altrui o addirittura si recano a protestare esponendo una sciarpa in segno di sfida? Si aspettano un applauso? Una carezza? La redenzione dei convenuti? Un cineforum con annesso dibattito? Un segno di pace? Chiaro che, se ti rechi a casa d’altri con l’intento di indispettire, è comprensibile (non giustificabile) che qualcuno raccolga la provocazione e ti molli una sberla. Chiaro anche che l’universalità dei presenti a quella manifestazione non faccia un tifo sperticato per le tue ragioni e per il tipo di polemica che hai scelto di mettere in atto. Polemica che sembra fatta apposta per incassare lo sganassone e passare da martire ben sapendo che, a parti invertite, sarebbe avvenuta la stessa cosa. Peccato però che non si abbia notizia di episodi organizzati e sistematici posti in essere a parti invertite.

Non ci piace la violenza che il ragazzo di Cremona ha subito anche se crediamo che egli fosse ben consapevole (forse troppo consapevole) del rischio cui andava incontro. È come se ci si recasse con la sciarpa dell’Inter nella curva della Juventus durante il derby d’Italia (derby che l’Inter starebbe sicuramente perdendo grazie a un errore arbitrale a favore della Juve) aspettandosi che i gobbi intonino con te “Pazza Inter”. Bisogna mettersi d’accordo se violenza sia solo quella di chi perde le staffe e mena le mani o anche quella di chi irrompe a casa tua con l’intento di romperti le uova nel paniere.

 A Pippo Civati, che sulla vicenda ci ha inzuppato il biscottino più di tutti (ma a tutti i pippicivati che piagnucolano a giorni alterni), chiediamo di riservare la stessa indignazione e la stessa sensibilità non violenta anche in occasione della prossima manifestazione (scommettiamo che ce ne saranno di corpose molto presto) dei centri sociali, allorquando questi signori sfogheranno il loro disappunto contro il sistema attraverso intemperanze non proprio intellettuali o cercheranno di irrompere nella manifestazioni degli altri con intenti non proprio pacifici. Generalmente in quelle occasioni Pippo è troppo occupato con l’apericena a Montenapoleone per commentare con cognizione di causa.

Per quanto ci riguarda diciamo chiaro e tondo che gli schiaffi di Cremona non ci sono piaciuti per niente.

Aggiornato il 11 giugno 2019 alle ore 16:45