Tap, tre indagati per scarichi industriali inquinanti

Sequestrata una voluminosa documentazione relativa al Tap. Si tratta di analisi e documenti da un anno a questa parte. Sono collegati ai campionamenti delle acque di falda sottostanti il cantiere Tap, a San Basilio di Melendugno, nel Salento. Dai rilievi operati dal Noe e da Arpa Puglia sarebbe stato riscontrato il superamento della concentrazione della soglia di Comp di contaminazione di alcuni parametri tra i quali il cromo esavalente. 

La Procura di Lecce ha indagato tre persone per presunto presunto inquinamento della falda. Si tratta dei legali rappresentanti di Tap. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Noe di Lecce, militari del Noe di Roma e Milano, insieme ai colleghi del comando provinciale, che hanno dato esecuzione ad un decreto di perquisizione e sequestro messo dalla Procura di Lecce, a firma del procuratore capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, nell’ambito del procedimento penale aperto sulla realizzazione del gasdotto Tap. 

Si è provveduto a perquisire le sedi legali, operative, uffici e cantieri della società “Trans Adrtiatc Pipeline” tra Melendugno, Roma e Lecce. A Villafranca Padovana è stata perquisita la sede del laboratorio di analisi Sgs Italia, il centro di analisi utilizzato dalla multinazionale per le indagini ambientali.

L’indagine prende le mosse a seguito dell’ordinanza del luglio scorso firmata dal sindaco di Melendugno Marco Potì, a proposito del divieto di prelievo dell’acqua dai pozzi dell’area del cantiere, in località San Basilio, per l’accertato sforamento dei limiti di alcune sostanze pericolose: manganese, nichel, arsenico e cromo esavalente. La presenza delle sostanze era stata riscontrata in quantitativi superiori alla norma.

Secondo Potì, l’azienda non avrebbe impermeabilizzato l’area di cantiere, come previsto nella prescrizione A36 e A55 della Via, causando la dispersione in falda delle sostanze pericolose. Il divieto prevedeva una validità di trenta giorni a decorrere dal 24 luglio e, comunque, “fino alle determinazioni che saranno assunte di concerto con le competenti altre autorità”. Così il primo cittadino aveva anche disposto l’immediata sospensione di ogni attività presso il cantiere di San Basilio dove è stato realizzato il pozzo di spinta del gasdotto. Lavori che restano bloccati, così come deciso ieri dal Tar Lazio, che si è pronunciato sull’impugnazione che il Consorzio aveva prodotto per l’annullamento dell’ordinanza.

Aggiornato il 16 novembre 2018 alle ore 13:05