L’Altra sfida è culturale

La sfida politica di oggi è una sfida culturale. Davanti all’ondata di “uno vale uno”, di slogan facili, soluzioni facili, battute facili e facilitatori, ecco che si erge l’impreparazione politica di una classe dirigente inadeguata e spesso improvvisata, un po’ troppo saccente e un bel po’ ignorante. I vincenti di oggi, infatti, sono il dilettantismo, la sottocultura che nega ogni cultura politica, la superbia, l’arroganza e il giustizialismo.

Ho fatto un sogno: ho sognato Silvio Berlusconi alzarsi dal tavolo dei bari e spiazzare tutti, sparigliare le carte sul piano verde lanciando una rivoluzione culturale come non si era mai vista in Italia e costruire così l’alterità politica nell’arido panorama di pensiero e di memoria dell’attuale assetto partitocratico. Ho sognato che Silvio Berlusconi puntasse tutto sul futuro, a dispetto e per amore dei suoi tanti detrattori e degli altri, tantissimi, che sarebbero pronti già da ora a dare il loro contributo umano e d’idee per dare volto e cuore all’Altra Italia e fare così la rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha estremo bisogno.

La sfida da vincere è quella culturale, cioè quella di convincere, di vincere con, di vincere insieme (direbbe Marco Pannella). Caro Presidente Berlusconi, la fine della funzione alta e nobile dei partiti politici è il male più pericoloso del nostro tempo. Occorre riscrivere l’abbecedario della politica, ridare ossigeno al futuro, far capire che la politica è un’arte, che è necessario produrre idee, creare, formare classe dirigente, ascoltare, apprendere, partecipare, studiare, parlarsi, agire, conoscere, capire, ritrovare l’umiltà (non la modestia). Lo so di portare avanti una battaglia che confida più sulle necessità della storia che sui protagonisti della medesima, ma sono sicuto che dalla storia si possano trarre sempre i giusti insegnamenti per il futuro.

Infatti, la Storia del Novecento ci dice che i nazionalismi hanno provocato due guerre mondiali. Servirebbe, allora, l’Europa politica, federalista, liberale. La Patria europea al posto di questa Europa delle patrie. La Storia del Novecento ci ricorda anche che la libertà si può perdere e il prezzo da pagare è sempre molto alto, spesso micidiale. Servirebbe più dialogo, giovani di tutte le età pronti a spendersi per un ideale. Inoltre, la povertà di linguaggio, oggi come ieri, è anche una povertà di pensiero. E senza la forza di un pensiero semplice, ma elevato, si perde la testa. Distinguiamo, allora, le cose semplici da quelle facili. Ti piace vincere facile? A me, no. Più è grande la sfida e più mi galvanizzo.

Insomma, quando si chiudono i cuori, si perde anche l’intelligenza e la giusta sensibilità a tutto vantaggio della nostra parte più animale, più bestiale. Parlare con la pancia, invece che con la testa e il cuore, significa farsi sopraffare dalle pulsioni, della rabbia, dei rancori, dalle troppe ingiustizie, dalle credenze, dalle idiozie. La sfida è culturale. Non più tra destra e sinistra, ma tra costruttori e distruttori. Tra conoscenza e ignoranza. Tra amore e illusione. Tra libertà e schiavitù. Avanti... Corsari! Avanti per un’Altra Italia!

Aggiornato il 21 giugno 2018 alle ore 13:03