Al termine del secondo conflitto bellico mondiale vi erano in Italia tre poli politici, come oggi. All’epoca, cioè nel 1946, vi era il polo delle forze pre-fasciste (liberali, socialisti e, aggiungerei anche, il Partito d’Azione), vi era il polo rappresentato dai Cattolici (con la Dc) e, infine, vi era un terzo polo identificabile con i Comunisti. Ebbene, tutti e tre questi poli si misero insieme per risollevare il Belpaese dalle macerie. Perché misero da parte gli interessi di bottega e agirono per l’interesse generale del popolo piegato da venti anni di dittatura e dalla guerra. Inoltre, l’Italia di allora, era una nazione spaccata in due: da una parte il Meridione, dall’altra il centro nord. Come oggi.
Lo scorso 4 marzo, i cittadini italiani hanno espresso, attraverso le urne, varie indicazioni esplicite e dirette al Palazzo, di cui la classe dirigente dovrebbe far tesoro. Ad esempio, il primo messaggio che proviene dagli elettori, in virtù del risultato elettorale conseguito dalle diverse forze politiche, è quello di una profonda richiesta di cambiamento, di svolta, di rinnovamento, di responsabilità, di riforma. Gli elettori hanno chiesto di voltare pagina. A questa richiesta si deve porre la massima attenzione. Non si può liquidare semplicemente dicendo: torniamo a votare. Sarebbe l’ennesima ammissione d’incapacità da parte degli attuali partiti o movimenti che dir si voglia. È necessario, invece, dare una risposta seria, convincente, precisa alla domanda degli elettori.
Ecco, questo è il punto. Infatti, l’idea di una nuova Assemblea costituente va proprio in tale direzione. Non chiacchiere, come accaduto fino ad oggi, da un mese a questa parte, ma dibattito politico, dialogo a 360 gradi. È necessaria un’Assemblea costituente votata dai cittadini e che svolga il proprio compito di riforma istituzionale ed elettorale mentre, in Parlamento e nel Governo, tutte le forze politiche sedute nel Palazzo devono garantire un Esecutivo di tutti, come nel 1946, assumendosi la piena responsabilità politica e occupandosi dei tanti problemi che attanagliano la nostra Penisola: crisi economica, disoccupazione, giustizia, immigrazione, ambiente, precarietà lavorativa, scuola, povertà, dissesto idrogeologico, criminalità... Un Governo con dentro tutti i leader politici delle diverse forze in campo. Come fecero De Gasperi, Togliatti e Nenni subito dopo la guerra. In maniera tale che l’Assemblea possa lavorare in modo serio, con giuristi, costituzionalisti, con persone di alto profilo umano e di riconosciuto spessore culturale, oltre che politico, con personalità che siano espressione delle diverse culture politiche. Insomma, credo che sia necessario eleggere i Costituenti in modo che essi appartengano a tutte le più importanti realtà organizzate e di un certo rilievo, ma in modo proporzionale, coinvolgendo tutte le età: dai 25 anni in su.
Ci sediamo intorno a un tavolo? Ne vogliamo parlare? Si potrebbe dare l’incarico di formare il nuovo Governo a una figura terza, ma rappresentativa e capace di unire le diversità. L’ho scritto e detto in tempi non sospetti, sostenendo l’idea politica che ho definito come “la sfera sul piano”, di cui esiste anche un video sul web.
Aggiornato il 02 maggio 2018 alle ore 17:07