Camere, non c’è l’accordo sulle presidenze

È il giorno del giudizio. Il primo, in ordine di tempo, dopo le elezioni del 4 marzo. Oggi prende il via ufficialmente la 18esima legislatura. Ma si parte subito in salita: non c’è alcun accordo per eleggere i presidenti di Senato e Camera. Ieri è saltata un’intesa tra le forze politiche che prevedeva i nomi di Paolo Romani e Roberto Fico. Oggi l’unica convergenza è quella del non voto. Secondo quanto si apprende infatti Pd, M5S, Forza Italia e Liberi e Uguali voteranno scheda bianca nelle prime votazioni.

Tra i pentastellati è arrivato il niet al colloquio con Silvio Berlusconi e lo stesso Luigi Di Maio, nell’assemblea congiunta del M5S, ha ribadito che “Io un Nazareno bis non lo farò mai, non porterò mai il M5S a fare una cosa del genere”. Intanto su Twitter Beppe Grillo scrive: “Il tango si balla in due. È basato sull’improvvisazione, caratterizzato da eleganza e signoria. Se non lo si balla bene si risulta sgraziati e fuori luogo”. “Il Pd vuole garantire a Camera e Senato figure di garanzia e di livello. Mi sembra che le altre forze non abbiano colto l’importanza delle scelte che siamo chiamati a fare. Noi voteremo scheda bianca”, ha confermato Maurizio Martina, segretario reggente del Pd.

Al Senato il quorum per eleggere il presidente è la maggioranza assoluta dei voti dei componenti del Senato (161 voti). Il voto è segreto. Se nessuno dei candidati raggiungerà maggioranza, si passerà alla seconda votazione che si potrebbe tenere indicativamente alle 16.30. Alla Camera nelle prime due votazioni è necessaria la maggioranza di due terzi dei componenti (420), nella seconda e terza votazione la maggioranza è dei due terzi dei presenti. La giornata è lunga. E non mancheranno sorprese.

Aggiornato il 23 marzo 2018 alle ore 15:28