Maria Elena Boschi sostiene che “Dopo le audizioni di Vegas, Visco e Ghizzoni, tutti confermano che non c’è stata nessuna pressione... viene integralmente confermato il mio discorso in Parlamento del dicembre 2015... a larga parte delle opposizioni non interessa fare chiarezza sulle banche ma solo attaccarmi”. La Boschi sa bene che ora le conviene recitare la parte della vittima, e la giocherà per tutta la campagna elettorale, forte della sua immagine, del fatto che chiunque l’attacchi “certamente è un sessista” (per usare una metafora cara alla parte del Pd a lei vicina).
Ma le cose stanno in altro modo, di fatto il ministro dell’Economia Padoan è sempre stato molto impegnato su tantissimi fronti, e per questo aveva lasciato ampio spazio alla Boschi sulle vicende bancarie, quasi una delega. Così nel dicastero economico la Boschi conta su validi collaboratori, che l’hanno sempre coadiuvata per fronteggiare gli attacchi mediatici alla sua famiglia ed agli amici del padre, indiscutibilmente coinvolti nei crack bancari. Non si stenta a credere che, piuttosto che intrattenersi in lunghe colazioni di lavoro con Pier Carlo Padoan, i vari Vegas di Consob e banchieri optassero per piacevoli incontri con la Boschi. Incontri che la stessa ha ammesso, come è noto che, il dì seguente puntualmente, i potenti ricevevano la telefonatina di Carrai (potente renziano e amico della Boschi) che chiedeva come fosse andata la cenetta o la colazione. Un costume antico, rammenta avventurieri d’epoca romantica che, dopo aver mandato le ambasce della propria favorita a domicilio del dignitario di turno, erano soliti incontrare il potente al tabarin per chiedere lumi sulla favorita di Francia (in questo caso d’Italia), insomma se fosse stata all’altezza delle aspettative.
Nessuna allusione, certamente la Boschi non è una rediviva Margherita (la signora delle camelie), e si stenta a credere che col servilismo imperante possa saltar fuori un novello Alexandre Dumas disponibile farne un romanzo dell’intera vicenda. Risulterebbe difficile anche trovare un editore, forse sarebbe più facile che un cantautore, ispirato dalla memoria di Verdi, le dedichi una Traviata in salsa rock. «La Boschi metteva bocca su tutto: sulla riforma delle banche popolari e su tutto quello che riguarda il credito - ci rammenta Elio Lanutti dell’Adusbef - non ha nemmeno mai convocato il Cicr, il comitato sul credito e il risparmio che i precedenti governi consultavano spesso, in tempi meno turbolenti”. Insomma l’opera e le sue trame rievocano incontri ottocenteschi, quando uomini d’affari indebitati dicevano a coltissime cortigiane “madama sono nelle vostre mani…non mi resta che il veleno se dal suo incontro col potente amico non sortirà la salvezza per la mia situazione”.
Così la Boschi incontrava il vertice della Consob e Fabio Panetta di Bankitalia. “Le istituzioni sono una cosa seria quando si chiede di incontrare il presidente della Consob o il vice direttore di Bankitalia bisogna essere coscienti che non si fa un scampagnata. Gli incontri tra istituzioni si verbalizzano” sottolinea Lanutti. Di fatto non v’è prova d’altro, solo che la Boschi ha incontrato questa gente, per altro personalità vietate all’uomo di strada. Si è certi che non abbiano mai concesso nulla alla potente ministra renziana. E solo l’Altissimo può sapere fin dove si siano spinte le profferte. Perché nel caso della Banca Etruria (banca della famiglia Boschi) i contorni ancora sfuggono a tutti gli italiani ed a gran parte di quella classe politica che fa passerella tra Parlamento e Commissione sulle banche.
Questi incontri segreti, conditi dall’intrigante fascino della Boschi, incrementano lo sdegno in chi ha investito soldi (e in buona fede) nella banca dell’Etruria. Poi si sarebbe giustificato il pressing per salvare i poveri risparmiatori e non per annacquare le responsabilità d’una banca della famiglia Boschi.
Aggiornato il 22 dicembre 2017 alle ore 21:19