Bisogna convergere su un’Europa nuova, politica, confederale, composta dagli originari sei Stati membri più quattro/sei fino a un massimo dodici (Italia, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi – il suo nucleo originario e pochi altri – Austria, Spagna, Portogallo e Grecia). 

Gli attuali Trattati europei ignorano, ad esempio, tali divari strutturali nella produttività e le politiche adeguate. L’impostazione data non è confacente né può andare bene per tutti. Il sistema attuale europeo non funziona e deve essere rivisto perché possa dare crescita e anche solidarietà. La questione è cioè che, così male impostato, non bastano le riforme di ciascun Paese ma, per risolvere le fondamentali criticità, è necessario che sia riformato il sistema d’insieme europeo e messe in atto le politiche europee adatte e utili, comuni, in grado di metterci tutti sulla via, corretta e possibile (resa cioè possibile, perché sussistono i criteri e le condizioni), per crescere. È dunque necessario rimodulare l’esistente e dare vita e costruire la nuova Europa. A maggior ragione ciò è nel nostro interesse, dell’Italia, in quanto, se non si ricontratterà questa Europa tedesca facendola divenire nuova Europa, l’Italia è destinata a divenire una nuova Grecia e a essere colonia di Germania con al seguito la Francia. Lo sviluppo economico e sociale dell’Italia sarà impossibile e si cederà progressivamente sovranità nazionale in cambio di assistenza finanziaria da parte dell’Europa franco-tedesca.

La politica economica è e rimane di ciascuno Stato e la politica economica della nuova Europa si svolge tenendo conto delle singole, aiutandole a divenire e ad essere convergenti. Solo tra una decina di anni si potrà palare di politica economica unica europea. Al momento può funzionare solo così: ciascuno Stato membro ha la propria politica economica e la fa funzionare “raccordandosi” con quella europea che aiuta le singole a convergere. La politica europea deve essere fatta da investimenti a favore della crescita della nuova Europa. Di questo si parlerà al convegno del 25 ottobre prossimo con il nostro direttore, Arturo Diaconale.

Aggiornato il 13 ottobre 2017 alle ore 14:42