Di Maio in peggio

Un aforisma, un commento - “La classe politica italiana non è certo migliorata da quando i grillini sono entrati in Parlamento. Anzi, le cose vanno Di Maio in peggio”.

L’approssimarsi delle elezioni politiche costringerà ovviamente i partiti ad esprimere chiaramente le proprie linee programmatiche. Ma per i grillini non si tratterà affatto di un’impresa semplice perché, per indicare programmi, occorre un corredo positivo di idee e non solo una serie di invettive negative e moralistiche. La stesura del programma sarà, per costoro, più che un banco di prova, un incubo e un vero supplizio simile a quello di un esame di maturità. Forse è per questo che il fondatore del “Movimento” se ne è tirato fuori. La fase degli insulti e delle volgarità urlate è terminata e il palco, fra chitarre, amplificatori e riflettori, è sede adatta allo spettacolo ma non a una riflessione politica del resto mai iniziata.

La loro “diversità” si manifesterà davvero, ma solo nell’inconsistenza e nella contraddittorietà delle proposte finendo per mettere insieme un pasticcio programmatico di cui si scorgono già i primi segni. Assumendo l’aria di chi, sulla scorta di una saggezza e di un’esperienza politica consolidate, propone una “visione” lungimirante, Luigi Di Maio ha recentemente dichiarato, dopo essersi inchinato davanti all’ampolla di San Gennaro a Napoli, che i 5 Stelle si ispirano ai Paesi del Nord Europa. Peccato che, in quei Paesi, il rigore economico sia un po’ diverso da quello auspicato dai grillini che propongono l’abolizione del pareggio di bilancio. Il giovane candidato premier ha poi detto che Internet è una grossa fabbrica di posti di lavoro e lui ne sa certamente qualcosa, dato che l’unico mestiere che ha mai fatto con una pur modesta continuità è stato proprio quello del webmaster. Manca però di ricordare che la “fabbrica Internet” non offre né offrirà posti di lavoro stabili bensì altamente volatili. Cosa di per sé accettabile per chi non ha paura di vivere e lavorare autonomamente, ma sicuramente poco gradevole per gli italiani innamorati del “posto fisso”, magari statale.

Vedremo con quale equilibrismo la “visione” di Di Maio prenderà forma nel programma che dovrà pubblicare. Dopo molte giravolte, anche in tema di immigrazione i grillini dovranno finalmente assumere una posizione definitiva e anche qui dovranno fare acrobazie per non scontentare chi, fra di loro, ha pareri simili alla Lega e chi, invece, è più vicino al “buonismo corretto”. Dalla nebbia delle idee spuntano poi i bagliori ideologici più classici, come quelli della vecchia sinistra nostrana, per cui, per esempio, lo spopolamento dei piccoli comuni viene spiegato, in una proposta di legge grillina, con una “...economia di rapina che privilegia la speculazione rispetto alla vita delle persone” sulla base di una “incultura liberista”. Mentre la cultura grillina, confermando anche in questo, si fa per dire, la propria diversità, può contare su riferimenti di alto livello, come ha fatto di recente il senatore Morra il quale ha dichiarato di guardare a Pasolini, don Milani e Gramsci. Insomma, un’originale intuizione senz’altro strategica per il nostro futuro.

Aggiornato il 05 ottobre 2017 alle ore 09:02