Consip: chiesta l’archiviazione per Woodcock e Sciarelli

Il pm di Napoli, Henry John Woodcock, non è l’autore delle fughe di notizie sull’inchiesta Consip e non ha alcuna responsabilità sul falso contenuto in una informativa redatta dall’allora capitano del Noe, Gian Paolo Scafarto. È questa la conclusione a cui sono giunti i pm della Procura di Roma che hanno chiesto l’archiviazione per il magistrato napoletano così come per la giornalista di Rai Tre, Federica Sciarelli, indagata per concorso in rilevazione del segreto d’ufficio. La richiesta, inviata per conoscenza anche al Csm dove la prima commissione si sta occupando del caso Consip, sarà presto al vaglio dell’ufficio del gip. La richiesta di archiviazione è stata firmata dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. L’iscrizione del magistrato e della giornalista di “Chi l’ha visto?” nel registro degli indagati era legata alla pubblicazione nel dicembre scorso su “Il Fatto Quotidiano”, di un articolo riguardante la fuga di notizie attraverso la quale i vertici di Consip sarebbero venuti a conoscenza dell’inchiesta avviata dai pm napoletani, prima che fosse trasferita a Roma per competenza territoriale. Il sospetto di chi indaga era che la giornalista Sciarelli fosse stata il tramite per il passaggio delle informazioni dal pm partenopeo al giornalista Marco Lillo.

L’ipotesi di falso contestata a Woodcock, invece, riguardava le circostanze che hanno portato la Procura di Roma ad ipotizzare la stessa accusa nei confronti dell’ex capitano del Noe, ora maggiore del Comando regionale dei carabinieri di Napoli, in merito alla fondatezza di una presunta presenza di 007, da lui indicata in una informativa, nell’attività di indagine sugli appalti della centrale unica di acquisti della Pubblica amministrazione. Accuse respinte dal pm partenopeo e dalla Sciarelli anche davanti ai magistrati di piazzale Clodio nel corso dei loro interrogatori. Sentito il 7 luglio scorso dai colleghi capitolini, Woodcock aveva affermato di “non essere lui la gola profonda” che consentì al “Il Fatto” di rivelare, nel giornale andato in edicola il 22 dicembre scorso, gli sviluppi dell’ inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Il giornale aveva rivelato nei giorni precedenti l’esistenza dell’indagine poi culminata con le iscrizioni dell’attuale ministro dello Sport Luca Lotti, del comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e del comandante dei carabinieri della Legione Toscana, generale Emanuele Saltalamacchia, per rivelazione del segreto d’ufficio. La richiesta di archiviazione riguarda solo uno dei filoni avviati su Consip. In quello in cui si ipotizza la corruzione è coinvolto l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, interessato agli appalti per la gara cosiddetta FM4 (Facility management), dall’importo complessivo di 2,7 miliardi di euro, definita la più ricca d’Europa. Romeo, tenuto agli arresti per 5 mesi, è accusato di aver pagato tangenti per 100mila euro in 4 anni a Marco Gasparri, ex dipendente Consip, per avere “dritte” sugli appalti. Gasparri ha già patteggiato una pena a 1 anno e 8 mesi. Per Romeo il processo è fissato il 19 ottobre.

Aggiornato il 02 ottobre 2017 alle ore 21:35