L’italiano medio è ormai abituato a tutto. Che i centri trasfusionali siano affidati ai vampiri, che i fantasmi lavorino alle Urp pubbliche (uffici relazioni pubbliche di Asl e ministeri) e, udite udite, che Maria Elena Boschi (rampolla dei cattivi banchieri) ci dispensi lezioni di trasparenza bancaria. Obiettivo della furba toscana sarebbe permettere alle banche di guadagnare di più con le transazioni, e perché la “ministra” intende tassare (o multare) un determinato numero di pagamenti che il cittadino effettui per contanti, e per invogliarlo ad usare bancomat, carta di credito e moneta elettronica varia. È evidente che la Boschi stia obbedendo ad ordini superiori, ovvero a quelle consorterie che lavorano alla moneta unica (elettronica mondiale) e che vorrebbero la gestione della moneta del pianeta nelle mani di pochissime persone. E, per ammantare d’onesta la macchina del fango contro il contante, quelli dell’attuale governo si sono inventati che la moneta elettronica servirebbe per combattere l’evasione fiscale e il lavoro nero.
Così spunta il nuovo intervento governativo (firmato Boschi) per spingere all’emersione dei contanti da pavimenti e materassi. Una sorta di nuova “voluntary” sul denaro cash è così allo studio della prossima legge di bilancio. Nel caso decidessero di portare avanti questo intervento, la misura verrebbe inserita nel “decreto collegato alla manovra”, che dovrebbe contenere anche la “rottamazione bis delle cartelle”.
Tra le ipotesi che permetterebbero al governo di agguantare i risparmi sotto il mattone, ci sarebbe un obbligo (per chi beccato a non mettere i soldi in banca) ad investirne metà della somma emersa in titoli di Stato. Di fatto il conto corrente in banca non è più una sorta di cassetta di sicurezza in cui depositare i soldi. Un tempo potevamo prendere e versare quanto denaro ci pareva, oggi è solo un lontano ricordo. Su ogni risparmiatore viene puntata una sorta di telecamera che controlla cosa facciamo del nostro danaro e quanto ne accantoniamo. Dall’altra parte di questa telecamera c’è il socio delle banche, ovvero l’Agenzia delle entrate: il Fisco, pur sapendo quali sono le nostre possibilità economiche, osserva se i conti quadrano e se facciamo un uso non gradito al sistema dei nostri risparmi. Il controllore (ovvero lo Stato) vuole sapere se facciamo un prelievo troppo elevato, o ne facciamo tre o quattro più ridotti in pochi giorni. Se depositiamo dei soldi vuole sapere da dove arrivano. È una sorta di vicina di casa curiosa, vuole sapere tutto e capire se ci godiamo la vita. L’Agenzia delle entrate sarà sempre più costretta a farsi gli affari tuoi: compito dello Stato sarà anche scoprire se si hanno amanti o divertimenti notturni. Lo Stato sarebbe già pronto ad entrare (a mo’ di Grande Fratello) nell’uso etico e morale dei nostri risparmi. Ben presto si dovrà spiegare se si è andati al ristorante con la moglie o con l’amica. Lo Stato sta celermente arrivando a questo.
Altro discorso è se si prelevano dei soldi dal conto per darli ad altra persona: c’è un limite di 2.999,99 euro. Dai 3mila euro in poi si dovranno giustificare al fisco la transazione con altro soggetto: spiegando il motivi dettagliati di questo gesto, che non ammette generosità e/o aiuti agli amici. Per il fisco non c’è beneficenza che tenga. Se si viola questo divieto si subisce una sanzione amministrativa che va dai 3mila ai 50mila euro (a partire dal 4 luglio 2017 non vale più la vecchia pena compresa tra l’uno e il 40 per cento dell’importo trasferito).
Pare strano che ad erigersi a censore sia proprio la Boschi, che insieme a compare Matteo Renzi e sodali di genitori, amici e parenti dovrebbero dirci nel dettaglio come e perché sono stati usati per oscure finalità politiche i soldi delle banche di Arezzo e Siena.
Aggiornato il 20 settembre 2017 alle ore 22:16