Messina, denunciò 12 volte il marito che poi la uccise: condannati i pm

Sarà la Presidenza del Consiglio dei ministri a dover risarcire 300mila euro, in base alla sentenza del Tribunale civile di Messina, i tre figli di Marianna Manduca, assassinata dieci anni fa dal marito Saverio Nolfo che sta scontando in carcere la condanna a vent'anni. Il Tribunale ha applicato la norma sulla responsabilità civile nella sentenza sui due magistrati, citati in giudizio dal padre adottivo dei figli della vittima, perché lasciarono nella possibilità d'agire un marito violento, denunciato 12 volte dalla moglie

All'epoca i due pm lavoravano nella Procura di Caltagirone e non avrebbero fatto quanto in loro potere per evitare il femminicidio in quanto la donna aveva presentato diverse denunce contro il marito che poi la uccise. "È una sentenza importante", dice l'avvocato Licia D'Amico dello studio Galasso, legale di Carmelo Calì, cugino della vittima e padre adottivo dei tre bambini ora adolescenti, rimasti orfani della madre e col padre in galera. "Come prevede la legge sulla responsabilità dei magistrati è stata condannata la Presidenza del consiglio che potrà rivalersi sui magistrati". Uno dei due magistrati è ormai in pensione, la collega invece lavora in un altro Tribunale. Il tribunale ha riconosciuto solo un danno patrimoniale.

"E' stata una battaglia dura ma alla fine abbiamo ottenuto giustizia, con questi soldi per il risarcimento sono sicuro riusciremo a fare crescere con più serenità i tre ragazzi". A dirlo è Carmelo Calì, cugino di Marianna Manduca. L'uomo è ora il padre adottivo dei tre figli della cugina e ha intentato la causa contro i pm che non sarebbero intervenuti nonostante le denunce della donna per fermare il marito. "Questa del Tribunale di Messina - prosegue - è una sentenza importante per tutti quelli che si sentono danneggiati da un errore dei magistrati. Io quando mia cugina è morta ho richiesto di adottare questi ragazzi che sono rimasti senza punti di riferimento, ma era giusto avere anche giustizia per la morte della mia povera cugina che era stata maltrattata dal marito in vita ma anche dallo Stato che non è mai intervenuto". "Sono felice - conclude - per i ragazzi. Io ho delle difficoltà economiche perché con mia moglie avevamo già altri tre figli naturali e non è facile al giorno d'oggi portare avanti una famiglia numerosa ora dopo la sentenza sarà più facile".

Aggiornato il 14 giugno 2017 alle ore 13:20