Calcio: i diritti tv della discordia

Asta diritti tv. Quanto vale il calcio in televisione? Non meno di un miliardo secondo le valutazioni della Lega presentate fin dal 26 maggio per il campionato italiano di serie A. Troppo per le emittenti. Poco per i 20 club maggiori. Nel triennio 2015/18 l’associazione delle squadre aveva incassato 840 milioni di euro. Erano appena 0,8 nella stagione 1960, saliti a 26 da parte della Rai per la concorrenza Fininvest, a 93 nella stagione 1993/94 per le prime dirette in pay tv (era Lazio-Foggia con Dino Zoff in panchina) schizzati a 482 nel 1990 con l’inizio della vendita individuale dei diritti.

La sorpresa è arrivata sabato 11 giugno quando solo Sky dell’australiano Murdock e la Perform Group hanno consegnato le loro offerte in busta chiusa alla società, costituita per l’asta, Italian Way.

Mediaset (che trasmette il calcio su Premium fino al 2018) si è tirata indietro definendo “inaccettabile il bando emesso in fretta e furia dalla Lega che penalizza gran parte dei tifosi italiani”.

L’offerta di Sky di circa 500 milioni complessivi (compresi i pacchetti opzionali) e di 100 milioni della società tedesca è stata considerata troppo bassa. Le aspettative dei 20 club di serie A (che stanno spendendo milioni per rafforzarsi per le prossime sfide) erano altre. Fallita l’asta, si procederà secondo il commissario della Lega e presidente della Figc, Carlo Tavecchio, a un nuovo bando. È improbabile comunque che si possa effettuare l’assegnazione prima dell’autunno-inverno.

Tra i nodi da sciogliere ci sono le vicende giudiziarie che oppongono Mediaset e il gruppo francese Vivendi di Vincent Bolloré, maggior azionista di Telecom. Si sente anche la mancanza di un mediatore come Adriano Galliani che dopo l’arrivo dei cinesi al Milan sta per intraprendere la strada politica. La battaglia dei diritti televisivi si fa aspra anche perché scadono quelli sul prossimo triennio della Champions League (il Real Madrid ha incassato per la vittoria  Cardiff circa 130 milioni e la Juventus finalista circa 125, grazie anche ai circa 150 milioni di telespettatori di tutto il mondo, con Canale 5 che ne ha fatto registrare 13 milioni e quasi trecentomila).

L’obiettivo della Lega calcio, insieme all’advisor Infront, è quello di realizzare circa un miliardo e duecento milioni di euro dalla vendita in Italia. Il suggerimento dell’Antitrust di confezionare 4 pacchetti di vendita non ha incontrato il favore del mercato. Divergenze sono emerse anche per la mancata inclusione nei pacchetti dei diritti per trasmettere le partite nei bar, negli hotel e per la visione via web.

Tutti scontenti? Inevitabile in Italia. La constatazione è che il massimo campionato italiano attira meno degli altri tre paesi pallonari europei. In testa la Premier League inglese, per vedere la quale i gruppi televisivi britannici sborsano ben 3,9 miliardi. Al secondo posto la Liga spagnola per la quale viene pagato un miliardo e settecento milioni. Le tivù tedesche spendono per far vedere ai loro clienti/tifosi il calcio circa un miliardo e 400 milioni. Gira che ti rigira il valore del calcio italiano si posiziona al quarto posto in Europa e al 14° nel rating della Fifa nel mondo. Per superare le qualificazioni per i mondiali di Russia del 2018 gli Azzurri di Gian Piero Ventura dovranno superare a settembre la Spagna in casa della Roja oppure vincere ai playoff tra le migliori quattro seconde classificate nei gironi.

L’altro elemento che emerge sono i litigi tra i club che hanno portato al Commissariamento della Lega dopo l’uscita di Maurizio Beretta. C’è in sostanza incertezza nel mercato anche per le difficoltà di Premium che ha chiuso il bilancio 2016 con un forte passivo. Le complicate vicende Cologno Monzese-Vivendi dimostrano che il mercato non è pronto a decidere su pacchetti impegnati e che ora sembrano non adeguati alle esigenze commerciali dei vari produttori.

Per ora la tivù guidata da Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi ha in portafoglio “tutti i match delle principali squadre di serie A e soprattutto della Champions League in esclusiva assoluta per tutto il 2018”.

Tra due anni si vedrà. La Lega intanto per collocare i diritti in una fascia di mercato più consona ha deciso di posticipare molto in là nel tempo il nuovo bando in attesa, è scritto in un documento, che il mercato dell’industria televisiva trovi un nuovo assetto. A partire da agosto ci sarà su tutti ni campi il sistema di assistenza tecnologica agli arbitri (Var), un’operazione che costerà circa 2 milioni alla Lega ma che manderà in pensione gli attuali “addizionali arbitrali”.

Non è esclusa l’ipotesi di un canale prodotto, curato, confezionato dalla Lega e venduto chiavi in mano alle piattaforme televisive interessate. Una specie di canale in affitto.

Aggiornato il 12 giugno 2017 alle ore 22:44