“Ti racconto la politica”

…ma cos’è la cultura? (Capitolo 77) - Sono sempre logiche le cose che appaiono logiche? Ciò che sembra può essere diverso da ciò che è; ecco una circostanza che permette molti raggiri. Meglio capire! Qui entra però in ballo la conoscenza, ovvero la cultura. L’intelligenza insegna che è difficile avere un’idea di ciò che non si sa e non si studia; la presunzione di sapere, invece, avvicina all’idiozia.

Questa rubrica, già da tempo, cerca di dare qualche onesta informazione sulla politica. La cultura è una sorta di magazzino delle nozioni ed esperienze che determinano la nostra possibilità di capire. Nel concetto di cultura è intrinseco il senso di movimento. L’etimologia è latina e deriva da “cultus”, participio passato di “colere”, cioè coltivare. In una sorta d’equilibrio tra dedizione e capacità d’attesa, la cultura è tutto fuorché fissazione o immobilismo intellettuale. Una mente che si fissa su posizioni statiche è come un muscolo che non si muove. La mente è il primo elemento di difesa, e riempirla di suggestioni rende deboli e vulnerabili. È indubbio che vi siano dei riferimenti culturali generati dall’ambiente, ma è altrettanto ovvio che ogni individuo fissi poi dei livelli personali di cultura.

Studio, analisi, curiosità o passione che sia, la conoscenza è esperienza e l’esperienza è l’unica possibilità che gli esseri umani hanno per trasformare il loro cervello in mente. Dunque, la cultura forma e trasforma. La cultura è il più utile dei normali sacrifici; essa spinge ogni cervello a diventare mente, ma colui che pensa che ciò sia un fatto dovuto o che possa avvenire come per grazia ricevuta, finisce col diventare il maggiore ingannatore di se stesso. Chi presume di sapere non fa nulla per essere qualcosa in più di ciò che è, inoltre ama reputarsi preparato, intelligente e forte; una lingua connessa a un cervello che non sa essere mente, è una lingua che dice un sacco di sciocchezze.

Avvicinarsi alla cultura è vitale. Immaginate di essere in un laboratorio con gli arnesi del vostro mestiere, cioè la pinza, il cacciavite, il martello, il saldatore, il trapano, il tester e così via, dunque, giacché siete lì, immaginate che arrivi qualcuno con qualcosa da riparare. Come vi comportate? Provvedete alla riparazione con le sole dita o usate gli attrezzi che avete a disposizione? Ecco, la cultura è un laboratorio pieno di attrezzi e se da una parte è difficile trovare chi pensa di ruotare avanti e indietro un dito per fare un buco in una barra d’acciaio, dall’altra è invece facile trovare chi pensa che l’emotività e la suggestione siano elementi di razionalità. La cultura non ha larghezza, altezza o peso, eppure si “misura e si mette sulla bilancia”; c’è chi sa quanto sia importante, c’è chi lo sospetta e c’è chi non lo sa e non lo sospetta; senza, però, non si può pensare di pensare.

Aggiornato il 27 aprile 2017 alle ore 17:35