L’elettorato e le ali estreme

Un aforisma, un commento - “Nel Manifesto, Marx ed Engels parlavano del comunismo come di uno spettro che si aggirava per l’Europa così come la tradizione nordica vuole che l’Olandese volante navighi in eterno come un fantasma senza mai trovare un porto che lo accolga. L’inconcludenza di ambedue non deve stupire perché, a forza di spettri e fantasmi, si perde il senso della realtà”.

Nelle scienze sociali, verificare sperimentalmente una teoria non è cosa facile ma non impossibile. In particolare, quando si tratta di fenomeni che, come quello elettorale, si ripetono con una certa regolarità in ogni Paese democratico, qualcosa si può fare.

In un articolo (14 aprile 2015, “I sondaggi: quando i numeri non bastano”) sostenevo che, di fronte a crisi di varia natura e gravità, la massa centrale dell’elettorato tende a spostarsi rapidamente verso le ali estreme, di destra e talvolta di sinistra, al fine di scuotere i governi minacciandoli di attuare una deriva capace di pregiudicare la loro permanenza al potere. Aggiungevo, però, che “... le tendenze elettorali europee effettive degli ultimi 50 anni mostrano con chiarezza che, con rarissime eccezioni, i partiti delle ali estreme, di destra o sinistra, servono agli elettori per avvertire e schiaffeggiare il Governo di turno ma senza andare fino in fondo, cioè senza augurarsi davvero che un partito “duramente contro” assuma il potere e leghi a sé i destini della nazione”.

Le recenti elezioni in Olanda, dove l’estremismo di Geert Wilders, pur essendo stato premiato da un aumento dei voti, non ha però “sfondato”, costituisce un’ulteriore verifica della teoria. Allo stesso modo è andata negli Usa, dove Donald Trump (nella misura in cui si possa ritenere davvero “populista”) ha vinto grazie al complicato modello elettorale americano ma ha ricevuto l’adesione di un minor numero di elettori rispetto a Hillary Clinton, la quale, in qualsiasi Paese europeo, sarebbe risultata vincitrice.

È assai probabile, a questo punto, che la stessa cosa avvenga ancora una volta in Francia, in Italia e altrove. A meno che, come prevede la teoria, qualche nuova crisi di grandi e inattese dimensioni colpisca questi Paesi spingendo gli elettori a trasformare la minaccia in una vera e disperata rivolta. Spesso si sente dire che un movimento politico estremista sta raccogliendo consensi crescenti, ma che nessuna persona di idee moderate ammetterebbe in pubblico di volerlo votare. In realtà, è vero anche il contrario: che, cioè, molti si dichiarano a gran voce sostenitori di quel movimento per manifestare la propria durezza e determinazione per poi, nel segreto della cabina elettorale, comportarsi in modo più ragionevole, magari pensando alle tristi vicende della storia europea.

Tuttavia è come giocare col fuoco. Per ora la teoria sembra reggere, ma basterebbe qualche piccola variazione numerica casuale per decretarne la smentita.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43