L’ennesima trappola   in salsa europea

Che l’Euro e i suoi Patti siano la prova dell’imbroglio, del fallimento, dell’inizio della fine, è il minimo. In realtà si tratta di una gigantesca trappola. All’inizio, infatti, entrambi avrebbero dovuto rappresentare il senso profondo dell’Unione, della coesione, della sintonia totale e della marcia per file parallele di tutti i partner. Insomma, tutti per uno e uno per tutti, questo era il motto nella versione ufficiale, perché era chiaro invece che, in quella ufficiosa, la star sarebbe stata la Germania.

La moneta unica nasce, infatti, sui presupposti del marco e prende il via solo alla condizione non negoziabile che il sistema fosse germanocentrico. Helmut Kohl, di cui la cancelliera Angela Merkel è fidatissima erede, mai avrebbe accettato di rinunciare alla moneta teutonica, se dietro le quinte, allora come ora, non ne avesse avuto il controllo assoluto. Non solo, ma la sovranità monetaria fu affidata alla Banca centrale europea all’ulteriore e unica condizione che questa fosse basata sull’identico impianto della Bundesbank. La Francia, convinta che tenendo bordone ai nemici/amici di sempre avrebbe potuto controllarli meglio, traendone così vantaggi e potere, ci mise con sciocca disinvoltura il carico da undici.

A quel punto il gioco era fatto, tutti gli altri non avrebbero potuto fare altro che accodarsi al volere delle superpotenze europee e così fu, l’Italia per prima. Del resto, vista la neonata riunione della parte ovest con l’est della Germania, il pensiero tedesco era quello di puntare un’altra volta al grande Reich, al dominio su tutti. Quale migliore occasione? Per questo tutte le condizioni furono scritte e ratificate per blindare la Germania da ogni imprevisto.

Inutile fare l’elenco, basti verificare che a quindici anni dalla partenza l’unica ad arricchirsi è stata la Germania, mentre gli altri Paesi, chi più chi meno, sono entrati in crisi. Una crisi tanto profonda e tanto sbilanciata da far venire a galla progressivamente ogni imbroglio, ogni dubbio, ogni domanda sul perché con l’Euro solo la Germania sia riuscita a guadagnarci. È così che nasce e cresce in questi anni l’euroscetticismo, sul perché tutto girasse solo a vantaggio di uno. Per un po’ di anni il malcontento e la verità sull’imbroglio iniziale sono stati tenuti a bada con la scusa dell’unità, della forza dell’Euro, del terzo polo fra Cina e Stati Uniti. Poi si è passati alla scusa dei conti dei singoli Paesi, dei rating e dell’affidabilità sui mercati. Alla fine però, quando si è iniziato a parlare di condivisione del debito, di Eurobond, d’inflazione e di unità bancaria, il nodo è arrivato al pettine. Ecco perché come per incanto la Merkel si è inventata le velocità variabili, l’Euro forte e quello debole. Insomma, le strade parallele sono diventate cerchi concentrici, il “tutti insieme” è diventato secondario, il “circolo aperto” si è trasformato in soci di serie A e di serie B. Esattamente l’opposto di ciò che hanno tentato di farci credere in questi vent’anni e cioè che solo “tutti insieme”, solidali, indissolubilmente legati, il sogno europeo sarebbe stato realtà.

Insomma, via tutto ciò che si è detto fino a ora e dentro le divisioni, i primi e gli ultimi, le diverse posizioni, gli sprinter e i gregari. Non credeteci, è l’ennesimo imbroglio, è solo il tentativo di trarre vantaggio anche dall’agonia di una moneta che sta morendo irrimediabilmente. La Germania sa bene che l’Euro è finito e che è solo questione di tempo, per questo pur di succhiarne l’ultima possibile stilla di sangue si inventa le due velocità. Il binario multiplo sarà un inferno, sarà fonte di scontri, gomitate commerciali, trappole a fottersi per restare a galla. Una fine ingloriosa di un progetto nato male. Bisogna pensare seriamente a uscirne fuori, questa è la verità, attrezzarsi per ultimi alla fine dell’Euro sarebbe una colpa drammatica e storicamente imperdonabile.

Prepariamoci dunque e smettiamola di farci succhiare sangue da chi di solidarietà, fratellanza, condivisione, ne ha fatto solo l’imbroglio del secolo, anzi del millennio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43