Rasserenatevi

C’è poco da rasserenarsi come vorrebbe il premier Paolo Gentiloni, gli italiani ormai non abboccano più a questi puerili tentativi di imbonimento mediatico. Non solo non abboccano, ma se possibile si inveleniscono di più. Dunque il Presidente del Consiglio può risparmiarsi questi passaggi televisivi promozionali del suo Governo.

Sia chiaro, le performance di Gentiloni sono il sedicesimo rispetto alla spocchia e all’aggressività di Matteo Renzi, ma il risultato non cambia perché in Italia nulla è cambiato. Nulla è cambiato rispetto a tre mesi fa, rispetto alla crisi, all’assalto di un’immigrazione incontrollata, rispetto a una ripresa che non c’è. Nulla è cambiato e se lo ha fatto è stato in peggio. Sbagliata la scelta di riprodurre lo stesso Esecutivo, la scelta di un ministro che dichiara una laurea che non ha, sbagliatissime alcune promozioni.

Come se non bastasse, sbeffeggiare il sentimento indignato della gente, derubricandolo a pericoloso populismo, è sciocco e rischioso. Come si fa a definire populismo il richiamo collettivo alla serietà politica, oppure il timore per quella che è una vera invasione da immigrazione? Come fa a definirsi populismo l’indignazione contro privilegi di casta insopportabili, contro ritardi assurdi sul terremoto, oppure contro gli scandali e i disservizi? Come fa, infine, a definirsi populismo il risentimento di chi essendo povero deve restituire gli ottanta euro, o di chi terminato l’effetto Jobs Act viene dimissionato?

Ecco perché il tentativo di imbonire gli italiani con una pioggia di numeri positivi che nascono da statistiche cervellotiche, contraddittorie e molto discutibili nell’impianto e nell’interpretazione, non serve. Del resto il Governo Gentiloni non solo è la copia di quello Renzi, ma se possibile una copia sgualcita e opacizzata dai fatti di queste settimane. Non ci riferiamo solo alle vicende Consip, che sono uno dei tanti ritornelli ai quali purtroppo gli italiani sono abituati, ma anche alle vicende interne al Partito Democratico. Dunque l’attuale Governo è identico nella forma ma più debole e precario nella sostanza, anche se per paradosso la sua debolezza è diventata la sua forza vista la paura del voto. Tranne i grillini, la Lega e i Fratelli d’Italia, nessuno infatti vuole votare per paura dell’esito. Dunque Gentiloni resta in sella. Ecco perché gli italiani in questa fase più che rasserenati da Gentiloni sono rassegnati a Gentiloni, il quarto premier che non hanno scelto. Certo è che gli sviluppi delle vicende giudiziarie sulla Consip e dello scontro interno al Pd potrebbero far precipitare gli eventi, ma in caso contrario ci sarà Gentiloni ancora per un anno. E sarà un anno colpevolmente sprecato, perché il Governo, stante la situazione, non potrà che galleggiare, con il risultato di invelenire ulteriormente il clima. Quindi, anche per questo la definizione che il Premier ha voluto dare del suo Governo (“rasserenante”) è una contraddizione in termini.

Prepariamoci a una lunga e velenosa campagna elettorale perché ne vedremo di tutti i colori, ma alla fine, che piaccia o meno, ci dovranno dare la matita e allora ne riparleremo.

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:09