Una dittatura col lifting di democrazia (Capitolo 69) - La festa per antonomasia è un Popolo che si libera da despoti e parassiti, riuscendo ad ottenere la Repubblica, la democrazia e le votazioni. È però ovvio che a supporto di una tale entusiasmante stagione sociale, debba esserci un popolo equilibrato e scevro da emotive e perfino presuntuose fissazioni. Diversamente, la Repubblica, la democrazia e il voto si chiameranno ancora così ma, come in una sorta di chirurgia plastica, sapranno rendere “estetici” i trucchi, gli inganni e la depravazione con cui opprimeranno e sfrutteranno quel popolo impreparato e un po’ ingenuo che si affiderà alla confusione dell’ignoranza, mentre sarà incapace di difendersi.
Alla vigilia del capitolo numero settanta, dovrebbe essere ormai facile capire che, con la miriade di argomenti affrontati e descritti, questo corso punta a trasferire conoscenza politica a quel popolo che, nonostante i reiterati insuccessi, persevera nella fissazione e negli stessi errori. Tutto muta e mentre la realtà cede il passo alla rappresentazione di se stessa, può anche accadere che la Repubblica, la democrazia e il voto diventino un vile inganno dell’estetica che maschera la sostanza. Da qualche decennio, assistiamo in Italia alla grande truffa di una democrazia che, mantenendo il nome di democrazia, si modifica in una perversa e moderna forma di dittatura.
Cosa succede alla nostra Repubblica e al voto? Aristotele, già qualche tempo prima di Cristo, parlò di tirannia; oggi, la nostra subdola politica tende a dare alla tirannia il nome di democrazia. Già le prime pagine della storia, trattano dell’uomo che vuole sopraffare l’uomo e da lì, transitando per le riflessioni aristoteliche sulla tirannia, si è arrivati alle offese dello stalinismo, del nazismo e di altri mille dispotismi, fino ad assistere oggi a una democrazia che pretende di chiamarsi democrazia senza esserlo.
Capita che un popolo scenda in piazza e si armi contro la dittatura, ma le cose si fanno molto più complesse, se si tratta di una falsa dittatura che si fa chiamare democrazia; per raggirare un popolo politicamente impreparato che s’illude della forma e non vede la sostanza, si fa scivolare la prepotenza istituzionale sotto il nome di democrazia e il gioco è fatto. Popolo (démos) e potere (cràtos), sono l’etimologia di “governo del popolo”; lo sanno tutti.
Dall’antico episodio del popolo che ha preferito Barabba a Gesù Cristo, fino a certe odierne idiozie che si raccontano e deliberano nelle assemblee condominiali, non esiste certezza sulle capacità decisionali del cosiddetto popolo-massa; dunque bisognerebbe essere certi di almeno un paio di cose. Non può esistere evoluzione nella mancanza di conoscenza; ecco perché il nostro potere politico vigente influenza il popolo con gli appariscenti temi di cui vuole che parli, mentre tende a nascondergli ogni verità. Infine, in un sistema democratico vero, è il popolo che deve capire come non dare potere agli impostori e meritare d’essere sovrano.
Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:05