Cessate il fuoco

Ammesso e non concesso che esista una “guerra” fra l’informazione e il movimento grillino, i primi e gli unici a dover pretendere un “cessate il fuoco” sono i cittadini romani e tutti quelli che, per una ragione o per l’altra, a Roma ci capitano. Qui non si tratta di difendere una categoria, ma l’informazione quando è fatta con onestà intellettuale e professionalità, non solo è insostituibile, ma rappresenta un cardine della democrazia.

Del resto gli stessi pentastellati, a modo loro e con l’ausilio della Rete, ne fanno e ne hanno fatto un cavallo di battaglia e uno strumento di lotta politica. Che poi nel sistema mediatico comunque articolato, vi siano da sempre utilizzi talvolta forzati, strumentali, scorretti e partigiani, è innegabile. Basterebbe citare Silvio Berlusconi per presentare un archivio monumentale di fuoco di fila nucleare, che l’informazione ha esercitato su di lui e i suoi governi.

Con il Cavaliere si arrivò addirittura ad anticipare con titoloni di prima pagina, atti della magistratura in corso di esecuzione con le conseguenze devastanti che conosciamo, salvo che poi, Silvio, risultò incolpevole (G7 di Napoli del 1994). Dunque è vero che giornali, media e quanto altro abbiano talvolta combinato frittate imperdonabili, visti gli esiti finali dei polveroni alzati più o meno ad hoc. Ora però nel caso dei grillini qualcosa di diverso ci sta e va detto, perché i pentastellati si sono presentati “al mondo” come i crociati della salvezza contro le ombre, gli intrighi e le pastette della vecchia politica.

Presentarsi così e pensare poi di non essere al centro di ogni attenzione di fronte alla prova dei fatti, o è da ingenui o è da ipocriti. Insomma, attaccare a testa bassa la mala politica di sempre, metterla all’indice come il peggiore dei peccati e una volta al comando invocare tolleranza sui propri sbagli, anche quando sono gravi, torna male. Che poi nella questione romana gli scempi vengano da lontano e non siano certo addebitabili ai pentastellati è fuori di dubbio. Come è fuori di dubbio che una sfilza di sette mesi di errori e leggerezze... come quella che stiamo vedendo in capo alla giunta romana dei Cinque Stelle, non si era mai vista.

Ecco perché i primi a dover chiedere una sorta di “tregua”, nella speranza che si possa finalmente iniziare a mettere mano e risolvere il disastro urbano, sono i romani. Del resto, dei fatti rilevanti la giustizia se ne sta occupando, farà il suo corso, nella speranza che presto arrivino i verdetti finali. Insomma, Beppe Grillo su Roma chiede una sorta di periodo di prova “Franco”, un jolly speciale che valga per l’avvio di una nuova stagione di governo per Roma e i romani. Ammesso di voler condividere una così straordinaria tolleranza, viene però da chiedersi: “Visto che Roma è la Città Eterna, non è per caso che anche il periodo di prova per Grillo, debba essere eterno?”.

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:07