Per i grillini non esiste il diritto d’autore

Il diritto d’autore, per i grillini, in special modo quelli romani dell’entourage della sindaca Virginia Raggi, sembra non esistere. Esattamente come le bufale su Internet, di cui da tempo detengono la golden share. E il cui dibattito, su un eventuale argine da porvi, bollano con sprezzo del ridicolo con l’epiteto “censura”. Così non deve essere loro apparsa un’enormità neppure l’ennesima “tana” subita per la poca originalità e la disinvolta tendenza all’appropriazione indebita delle idee altrui. “Tana” che alcuni siti hanno fatto ai “creativi” della sindaca in carica rispetto alla campagna per portare le persone nei Musei Capitolini (romani e turisti) e intitolata “Se i quadri potessero parlare”.

Una campagna che incuriosisce tanti ignari romani e stranieri che possono vederla pubblicizzata sulle fiancate degli autobus della Capitale. Peccato solo che l’idea dei quadri parlanti, con tanto di fumetti e didascalie in romanesco, non fosse per l’appunto giunta da un brainstorming dei tecnici e dei politici della comunicazione grillina in Campidoglio. Quando mai. La cosa era stata copiata di sana pianta da un’iniziativa che ha fatto conoscere il blogger Stefano Guerrera nel mondo del web sin dal 2013. Iniziativa, si badi bene, dall’omonimo titolo: “Se i quadri potessero parlare”. Neanche il titolo hanno ritenuto di dovere cambiare in Campidoglio.

Esiste addirittura una pagina internet che risale a quell’epoca aperta dallo stesso Guerrera. Che era stato intervistato a suo tempo, nell’ottobre del 2013, persino dal sito di RaiNews 24. Rintracciato in California dove sta trascorrendo le vacanze natalizie, Guerrera non ha voluto rilanciare la polemica più di tanto, sentendosi nella propria ingenuità persino lusingato dal plagio. L’unica frase cattiva detta, però, da sola è peggio di un atto d’accusa: “Magari potevano farmi una telefonata”.

“All’inizio ho pensato... ‘non è possibile’ – ha detto Guerrera a Repubblica.it – poi molti utenti hanno iniziato a contattarmi ed a chiedermi spiegazioni, ma non sapevo cosa dire. Mi sarebbe bastata una email, ma anche un messaggio su Twitter, o ancor più semplicemente un tag. Avrei potuto aiutarli, fare parte di questo progetto, se me lo avessero chiesto. Quella che vorrei difendere è la proprietà intellettuale del mio lavoro. Questa idea è mia ed è - a detta di molti - palesemente copiata”.

Meno disposti al perdonismo i commenti della mitica “Rete” cui i grillini si rivolgono ad ogni piè sospinto. Daniele Marini ha così reagito su Facebook: “Guerrera ha pubblicato due libri con questa idea. Si tratta quindi o di plagio o di furto di opera di ingegno. Guerrera molto elegantemente dichiara “avrebbero potuto contattarmi”. Dovrebbe invece denunciare per plagio, ottenere la condanna e far quel che vuole dell’eventuale risarcimento. È un malcostume pari a quello che richiede prestazioni professionali gratuite o compensi men che simbolici”.

Sempre sui social, la romana Sybille Serena sembra consolare la vittima del plagio grillino: “Alla fine ti hanno fatto pubblicità (penso che tu non ne abbia manco bisogno), però personalmente ciò che mi dà fastidio è che hanno spacciato questa iniziativa come fosse farina del loro sacco, quando non lo è... Avrebbero dovuto contattarti come minimo”.

Già. Se non facesse anche un po’ rabbia, tutta la vicenda appare come la solita barzelletta sull’”onestà, onestà” con cui i grillini tentano di sobillare le piazze. A rischio futuro prossimo di cori di pernacchie. Ma i Cinque Stelle, ormai si sa, sono fatti così: dalle indagini giudiziarie al diritto d’autore, dal garantismo alla forca, dalle bufale al giornalismo, il problema è solo degli altri. Mai il loro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44