Ma quale Nazareno! Si deve guidare il Paese

Si fa un gran parlare, in questi giorni, della nuova legge elettorale che deve permettere di andare, al più presto, alle elezioni politiche. Il Partito Democratico pensa alla riesumazione del Mattarellum, Forza Italia vuol vedere cosa decide la Consulta il 24 gennaio, altri chiedono di votare con qualunque legge, ma sembra molto probabile che si possa arrivare alla scelta del sistema proporzionale e, con esso, alla scelta di soluzioni per dar vita a governi con una discreta stabilità, dato che difficilmente un partito da solo, in Italia, possa raggiungere il 51 per cento dei voti.

Su questo terreno si muove Casini, sostenitore del Sì al referendum ed estimatore dell’ex aspirante ducetto Matteo Renzi, convinto che la soluzione stia in una riedizione del Patto del Nazareno. E non è il solo perché, come lui, si esprimono molti altri politici e commentatori che continuano a credere che il Patto del Nazareno sia solo in rianimazione, anziché morto e seppellito definitivamente. Alcuni lo fanno per creare elementi di frizione all’interno del centrodestra, altri invece lo fanno perché pigliano ad esempio, quanto avviene soprattutto in Germania.

Ma confondere un ragionamento tra forze diverse ma responsabili, per sbloccare il sistema politico italiano e lavorare nell’interesse primario del Paese, confonderlo dicevamo con quello che è stato il Nazareno, è semplicemente inaccettabile perché quell’esperienza, senza tema di smentite, ha dimostrato la malafede di chi distribuiva le carte facendo diventare il Nazareno un patto chiaramente truffaldino mai più ripetibile.

Se accordo deve esserci esso deve partire dalla necessità di mettere in piedi una Assemblea Costituente, di non più di 100 membri, eletta con voto proporzionale per avere, all’interno di essa, tutti gli orientamenti e le pulsioni della società, e garantendo l’inserimento in essa di costituzionalisti e professori della materia (come sostiene il lucido Silvio Berlusconi), per realizzare quelle riforme che sono necessarie al corretto sviluppo della nostra democrazia senza i grilli che passavano per la testa del fallito “uomo solo al comando”.

Deve essere un’Assemblea che lavori a tempo pieno per varare le riforme costituzionali senza bloccare, come ha fatto il Governo Renzi, la normale attività legislativa del Parlamento e il ruolo dello stesso per aggredire i nodi che hanno impedito al nostro Paese d’uscire dalla crisi che l’attanaglia ormai da molti anni. Entro un anno detta Assemblea deve, comunque, licenziare il proprio lavoro senza scartare a priori nessuna ipotesi di organizzazione della democrazia sia essa parlamentare, semipresidenziale o presidenziale, ma puntando a quel sistema che si considera in grado di correggere i problemi di oggi e prevedendo meccanismi capaci di vietare il ripetersi di tentativi autoritari come quelli sommersi da una valanga di “No” il 4 dicembre scorso.

Affidato detto compito all’Assemblea Costituente, il Parlamento deve dedicarsi, a tempo pieno anch’esso, per affrontare le emergenze del Paese che vanno da quelle dell’immigrazione senza regole, a quelle dei disastri naturali provocati dai terremoti e dal maltempo, dalla crisi economica alle nuove povertà, dalla disoccupazione generale e giovanile all’intollerabile divario tra Nord e Sud non solo economico ma anche infrastrutturale, dalla sanità unica nell’intero Paese ad una giustizia realmente tale, dal disastro delle banche alla tassazione forsennata ormai al 44 per cento. Ed un compito non secondario sarà il lavoro per sburocratizzare l’Unione europea e riportarla allo spirito dei padri fondatori e a ruoli che non provochino il rigetto delle popolazioni che scarica la propria collera contro l’Euro, emblema di una unità che comincia a sgretolarsi.

Altro che Nazareno! In ballo non c’è la sopravvivenza di questo o quel partito, ma l’interesse primario del Paese. Sarebbe sciagurato sposare il vecchio adagio del “tanto peggio, tanto meglio” e non dedicarsi al governo reale del nostro Paese. Dopo l’esperienza renziana, che ha ricevuto dal popolo italiano un chiaro e secco “No”, ci sono tutte le condizioni per aspirare a tornare alla guida del nostro Paese.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:48